“Era nel fiume dalla notte, praticamente da tre-quattro ore prima della sua scoperta. Nei polmoni niente acqua. Addosso i vestiti e persine le scarpe. È giallo sulla morte di un uomo di 71 anni che viveva solo e non aveva familiari recuperato ieri mattina nel porto-canale di Fiumicino. Si chiamava Pasquale Caviglioni, originario di Todi ma residente da sempre in via Ottolenghi, nelle campagne di Maccarese. Una vita spesa nei campi come agricoltore e una morte strana, ammantata di mistero e di interrogativi sui quali stanno indagando gli agenti del commissariato Fiumicino di polizia, coordinati dal primo dirigente Filiberto Mastrapasqua. Tutte le ipotesi sono aperte, inclusa quella dell’omicidio. Solo l’esame autoptico, disposto dal magistrato, potrà dare indicazioni utili alle indagini. II ritrovamento del cadavere è avvenuto ieri intorno alle 7,00 del mattino. Ad avvistarlo nelle acque limacciose del porto-canale, un centinaio di metri a valle della passerella pedonale di viale Traiano, è stato l’equipaggio di una motovedetta della Capitaneria di Porto. Sul posto sono accorsi gli agenti e gli esperti della polizia scientifica di Fiumicino. Il corpo era completamente vestito con una maglietta scura, un paio di jeans, i calzini e le scarpe. In una tasca la carta d’identità intestata, appunto, a Caviglioni. Il medico legale, giunto sul posto, non ha rilevato segni di violenza o contusioni sul cadavere. Assolutamente mancanti i segni della decomposizione e della saponificazione, l’esperto ha ritenuto che il momento del decesso sarebbe risalito a tre-sei ore prima del momento del ritrovamento, quindi ad orari notturni. Riguardo alle cause, l’assenza di acqua nei polmoni, farebbe escludere l’annegamento. L’autopsia e gli esami tossicologici, previsti presso l’Istituto di Medicina legale dell’università La Sapienza, potranno comunque dire molto di più. Gli investigatori nell’avviare le indagini hanno accertato attraverso lo stato di famiglia che Caviglioni era solo, non aveva figli o congiunti. Le ricerche dei parenti porterebbero ai Castelli. Viveva in una stanza del casale condiviso con il suo ex datore di lavoro, al quale è toccato il doloroso rito del riconoscimento ufficiale. Nella camera della vittima non sono stati trovati messaggi o lettere che possano far pensare ad un suicidio. Sono diversi i quesiti ai quali gli uomini di Mastrapasqua dovranno cercare di dare una risposta. Primo tra tutti quello su come il pensionato possa essere finito nel Tevere già privo di vita. È possibile che l’anziano agricoltore possa essere stato colto da un malore fulminante ma, in questo caso, bisognerebbe spiegare cosa facesse tra l’una e le quattro di notte in riva al Tevere o, comunque, in una posizione tale da finire direttamente in acqua dopo l’eventuale attacco mortale. L’abitazione di Caviglìoni si trova distante dal corso del fiume e bisognerà cercare di capire come ci sia arrivato, se da solo o in compagnia. Nel portafoglio trovatogli addosso sono state reperiate banconote per pochi euro, compatibili con la condizione di indigenza del malcapitato”.

Giulio Mancini – Il Messaggero – 20 agosto 2013