Anche il Tribunale del Riesame di Roma ha dato ragione ai chioschi. Con una ordinanza del 7 ottobre scorso i magistrati Azzolini, Imperato e Conforti hanno annullato il decreto di sequestro preventivo disposto il 19 agosto dal Gip del Tribunale di Civitavecchia che aveva messo i sigilli a due chioschi di Focene, il Waterfront e il Malibù, e a uno di Passoscuro, il Tucano. Così, con in mano il decreto di dissequestro firmato dal Pm del Tribunale di Civitavecchia Delio Spagnolo, gli uomini della Capitaneria di Porto ieri mattina hanno tolto i nastri alle tre strutture.  
Una storia infinita questa dei sequestri dei chioschi che ha reso incandescente tutta la stagione balneare. Tutto inizia in primavera quando la Procura di Civitavecchia comincia a disporre i sequestri di alcuni dei 15 chioschi assegnati nel 2002 dal Comune di Fiumicino. Sempre lo stesso il capo di imputazione, “abusivismo edilizio e danni ambientali”, che derivano dal non riconoscimento dell’istituto della “convenzione” con cui l’amministrazione comunale ha regolato una parte dei rapporti con i gestori. 
La svolta il 29 maggio quando il Consiglio di Stato con sentenza n. 2974 sembra chiudere la vicenda ritenendo invece legittima la convenzione. Iniziano così i dissequestri disposti il 23 giugno. Non passa nemmeno un mese che il 22 luglio la Procura di Civitavecchia dispone nuovi sigilli: tocca prima al Pelota Beach, poi al Tortuga di Focene e il 20 agosto a Waterfront, Malibù e Tucano. Ora il via libera del Tribunale del Riesame che dovrebbe chiudere definitivamente la partita. 
Ma se i gestori tirano un definitivo sospiro di sollievo, la ferita resta aperta, si parla di una gigantesca richiesta di risarcimento danni da parte di tutta la categoria per i danni di immagine e materiali provocati dai sequestri in piena stagione estiva.