“Nella mattinata di martedì 18 novembre, abbiamo notato delle persone nel cortile interno della ex condotta medica di Maccarese”. È quanto si legge nella nota dei Gruppi Consiliari di Opposizione.
“Possiamo intuire – prosegue la nota – che si stia già lavorando ad un progetto di ristrutturazione con fondi regionali per realizzare la ‘casa rifugio’ per donne vittime di violenza e non meglio specificate persone senza fissa dimora, che il sindaco ha accomunato nel suo discorso in aula nell’ultimo consiglio come destinatari della struttura.
Al netto delle sorti del progetto dell’hospice della passata amministrazione di cui non si sa più nulla e per cui erano stati già stanziati dei fondi regionali, allarma non soltanto la poca attenzione al momento del ‘fine vita’ e alle strutture sanitarie pubbliche che avrebbero potuto sostenere (anche nel nostro comune) tantissime famiglie in un momento delicato e doloroso come la fase terminale di una malattia, ma ancora più sconvolgenti sono le affermazioni che parlano di una commistione di finalità, come se il tema dell’accoglienza in luoghi protetti a donne vittime di violenza domestica, possa essere equiparato o cogestito in promiscuità con l’emergenza abitativa dei senza tetto.
C’è da chiedersi se chi si occupa di pari opportunità e violenza di genere al comune, abbia almeno le competenze di base per sapere che le case rifugio sono luoghi ‘segreti’ caratterizzati da riservatezza totale e non certo indirizzi da pubblicare sui social.
Peraltro non prevedono coabitazioni con altri tipi di accoglienza, ospitando spesso anche minori che seguono le madri nelle strutture protette.
Dietro la creazione di una casa rifugio, oltre ad un patto di segretezza, c’è un lungo lavoro di pianificazione importante e delicato, gestito da professionisti e supportato dalle forze dell’ordine, non certo un argomento di propaganda.
A chi è chiamato ad amministrare le comunità oltre alla serietà va preteso almeno quel minimo di competenza per evitare scivoloni e imbarazzi e per evitare soprattutto che situazioni di grande fragilità come la violenza di genere, diventino strumenti di autopromozione di una politica che ne ignora perfino i presupposti fondamentali.
Per contro, in quasi tre anni, nessuna commissione pari opportunità è stata costituita, nessun report nelle sedi preposte dei numeri di denunce e richieste di protezione, neppure il ripristino del “posto occupato” per le vittime di femminicidio, rimosso e mai più ripristinato in aula consiliare.
Di violenza di genere a Fiumicino, ormai si parla solo il 25 novembre con le passerelle istituzionali in collaborazione con associazioni legate ai partiti di governo. Nel frattempo si continua a morire di violenza, ma anche e soprattutto di assenza, incompetenze e totale inerzia”.
