La sartoria ha sempre ricoperto un ruolo di primo piano in Italia, tant’è che in età rinascimentale il disegno degli abiti era affidato ad artisti del calibro di Sandro Botticelli, Antonio Pollaiolo e Filippino Lippi. Nel 1575 fu anche fondata l’Università dei Sartori a Roma, una delle più antiche istituzioni nel settore dell’abbigliamento.

Gli abiti non erano semplici vestiti, ma veri e propri capolavori firmati dai più grandi artisti del tempo, destinati principalmente alla nobiltà. La sartoria cambiò pelle con la rivoluzione industriale, con l’avvento della produzione di massa che rese gli abiti sartoriali più accessibili a tutti. La vera sartoria made in Italy nacque con Rosa Genoni, stilista e attivista italiana, che aprì le porte di questo settore anche alle donne, trasformando l’abito in un’esperienza da vivere.

Col passar del tempo la sartoria non ha perso il suo appeal, anzi, si è rafforzata e ha preso piede in molte grandi città italiane, come Napoli. Ancora oggi la città partenopea è uno dei fulcri della sartoria del Belpaese, non a caso molti degli stilisti italiani famosi in tutto il mondo per la creazione di abiti sartoriali, scarpe e cravatte sono proprio napoletani.

La sartoria napoletana, pur restando fedele ai suoi principi di artigianalità, ha dovuto aprirsi al mercato globale, all’innovazione e a nuovi modelli di business. Oggi, accanto alle botteghe storiche, emergono nuove realtà che si fondano sui valori di un tempo, come manualità e artigianalità, ma con un approccio imprenditoriale, più attento alla comunicazione e alle nuove esigenze dei clienti.

Ed è proprio in questo contesto che entra in gioco una tematica attuale: la volontà di giovani artigiani di trasformare la loro passione in impresa. La volontà da sola non basta ma, facendo un discorso più materiale e realistico, occorrono risorse economiche da investire per lanciare il progetto. In tale ottica acquista ancora più importanza il bando Resto al Sud 2.0, diventato realtà dopo il decreto attuativo. Il bando offre la possibilità di accedere a incentivi e finanziamenti per aprire attività imprenditoriali nel Mezzogiorno, come appunto una sartoria, fornendo un sostegno concreto a chi desidera investire sul proprio territorio. Inoltre le risorse messe a disposizione del bando, oltre all’acquisto dei macchinari e delle attrezzature necessarie, prevedono anche un servizio di tutoring per permettere ai giovani imprenditori, vogliosi di conoscenza ma ancora acerbi nel settore, di apprendere nozioni e competenze nel proprio mercato di riferimento.

Per aprire una sartoria con Resto al Sud bisogna presentare domanda, operazione che può essere portata a termine con l’aiuto di professionisti del settore, come i consulenti di restoalsudcontributi.it. L’obiettivo del bando è incrementare e ravvivare l’imprenditoria meridionale, dotandola del supporto economico necessario per lanciare nuove iniziative. Più attività imprenditoriali equivalgono di conseguenza anche a maggiori posti di lavoro, quindi con questa iniziativa si punta anche a contrastare la disoccupazione giovanile.