Lo stop alla cessione del credito mette in crisi imprese e famiglie. Molte anche a Fiumicino dove, per i lavori sospesi, alcune non sanno come rientrare in casa

di Paolo Emilio

Il superbonus 110% dedicato all’efficientamento energetico è un tema di grande attualità e vivace dibattito in virtù del decreto emanato dal Governo a fine febbraio per rimodularne in modo profondo l’applicazione, a partire dallo stop alla cessione dei crediti fiscali. Che ha ricadute anche sul territorio del Comune di Fiumicino dove il settore edile è uno dei più attivi.

“Ci troviamo in una situazione assurda – spiega un imprenditore locale – case su cui abbiamo fatto lavori importanti e non finiti perché i crediti si sono incagliati. Con noi edili senza soldi e le famiglie con abitazioni aperte nelle quali non possono rientrare. Una follia dalla quale non si sa come uscire”.

“Non possiamo non ascoltare – dice l’assessora alle Attività Produttive del Comune di Fiumicino Erica Antonelli – il grido di allarme di imprese che rischiano di finire a gambe all’aria perché hanno creduto nello Stato. I crediti incagliati hanno messo in ginocchio tante piccole e medie imprese che, sulla base delle scelte del governo, si erano organizzate facendo investimenti in attrezzature e in forza lavoro. Una situazione che ha generato mancanza di liquidità per le aziende, cantieri fermi e cittadini impossibilitati a entrare nelle loro abitazioni. In più, la decisione del Governo di bloccare, per il futuro, la cessione dei crediti ha, di fatto, anestetizzato la misura, perché senza la possibilità di cedere il credito solo chi ha la forza economica di anticipare i costi dei lavori potrà approfittare del bonus. Altro che equità e Isee a 15mila euro: si lasciano a piedi i più deboli”.

Per il Consiglio nazionale degli ingegneri il decreto “rischia di generare uno shock di notevoli proporzioni tenuto conto del numero consistente di cantieri che si stanno ancora aprendo e del livello estremamente elevato di crediti pregressi incagliati”.

“La bolla  –  avvertono gli ingegneri – rischia di scoppiare per l’intempestività della decisione del Governo di porre fine ad uno strumento che, nel bene o nel male, ha sostenuto un meccanismo ancora più ampio, quello dei bonus e dei superbonus per l’edilizia, che hanno contributo non poco al rilancio dell’economia nella fase post Covid”.

Secondo il recente studio di Nomisma l’impatto economico complessivo del Superbonus sull’economia nazionale è stato pari a 195,2 miliardi di euro, con un effetto diretto di 87,7 miliardi, 39,6 di effetti indiretti e 67,8 di indotto. Da non trascurare, infine, l’impatto sociale che, sempre secondo lo studio di Nomisma, ha visto un incremento di 641mila occupati nel settore delle costruzioni e di 351mila nei settori collegati.
Secondo una indagine prodotta sempre da Nomisma a fine 2022, in caso di conferma del provvedimento anche per l’anno in corso sarebbero 10,3 milioni le famiglie ancora interessate a un intervento finalizzato all’efficientamento energetico di un immobile di proprietà. Di queste, 4,6 milioni di famiglie dichiaravano di aver già deciso o di avere intenzione di usufruire del Superbonus. Inoltre, a fronte di 3,5 milioni di famiglie che hanno già iniziato una fase esplorativa (fase di delibera + fase di verifica dei requisiti sugli interventi deliberati + completamento degli accertamenti ma lavori non ancora avviati), 1,5 milioni di famiglie dichiarava di aver già avviato i lavori o, addirittura, di aver già completato gli interventi.
Il profilo dei beneficiari è prevalentemente rappresentato da impiegati (nel 28% dei casi), residenti in comuni con un numero di abitanti compreso tra 40mila e 100mila abitanti (15%) e proprietario di un appartamento in condominio composto al massimo da 8 unità abitative (25% del totale).