Giovani e avvenenti. Ma sopratutto (e amaramente) ancora una volta minorenni. Due ragazzine lungo il litorale romano, tra Fregene, Ladispoli, Cerveteri e Civitavecchia, hanno venduto i loro corpi tra il 2014 e il 2015, manipolate da quattro persone adesso indagate con l’accusa di sfruttamento della prostituzione. Una vicenda simile al dramma delle ragazze indotte a prostituirsi au Parioli, la cui storia tragica sembra non aver insegnato niente: né alle adolescenti che le hanno imitate, né tantomeno agli uomini che le hanno usate come merce. Le due famiglie delle giovani erano del tutto all’oscuro dei traffici delle figlie.

L’inchiesta
A far scattare l’indagine infatti è stato un signore anziano, insospettito dai comportamenti anomali delle ragazzine che, una volta varcata la porta di casa, toglievano i cappotti sotto cui celavano minigonne e tacchi spillo. All’esame della procura c’è adesso la posizione di decine di clienti, provenienti da ogni strato sociale, dall’operaio al professionista noto lungo il litorale. Il pm Santucci deve valutare chi era consapevole dell’età delle minori, e in caso affermativo procederà all’iscrizione nel registro degli indagati con l’accusa di violenza su minori. La circostanza che emerge dall’indagine è la scaltrezza con cui agivano le due giovani, istruite a camuffare i loro giri dai quattro sfruttatori. Appena terminati i compiti uscivano di casa, sempre nel tardo pomeriggio, vestite in abiti succinti, ben protette da un soprabito per nascondere i loro intrighi agli occhi dei genitori. Ad aspettarle sotto casa c’era uno dei quattro sfruttatori che organizzava le loro agendine, fitte di appuntamenti. Salivano in auto, sapendo che la meta era la strada. Infatti non c’era un alcova dove consumare i rapporti. Le prestazioni avvenivano dovunque. In un parcheggio, in parco, in vie buie, talvolta nelle abitazioni dei clienti.

Le tariffe
Da quanto ricostruito dalla procura, ogni uomo era disposto a pagare tra i cento e i cento cinquanta euro, pur di passare un’ora con una delle due giovanissime. I ricavi delle prestazioni venivano ripartiti tra sfruttatori e ragazze. Il denaro circolato è stato molto inferiore alla quantità di soldi riscontrato nel caso dell’inchiesta dei Parioli. E questa è una delle ragioni che ha permesso alle due ragazzine di far passare inosservato il loro comportamento agli occhi dei genitori. Lo stile di vita era infatti cambiato poco. Niente abiti griffati o telefonini di nuova generazione, poiché nelle loro tasche restavano pochi spicci. Uno degli sfruttatori è anche accusato di violenza su minore per aver avuto rapporti con una delle due ragazze.

Corriere.it