Per il commerciale dalla sospensione del 15 aprile del bando da parte del Tar nulla si è mosso. Per quello turistico tanti movimenti in corso ma nessuna decisione in vista

di Matteo Bandiera

Era il 15 aprile 2022 quando il Tar Lazio, a seguito del ricorso presentato dalla Associazione nazionale costruttori edili (Ance) e da altre sei imprese, con decreto presidenziale ha sospeso la procedura di gara pubblicata il 23 marzo scorso. Dopo un iter interminabile, proprio quando si era arrivati al “Primo stralcio del primo lotto funzionale del Nuovo Porto Commerciale di Fiumicino – darsena pescherecci e viabilità di accesso al cantiere prima Fase”, il bando è stata sospeso. Il ricorso era partito per il mancato adeguamento dei prezzi ai rincari delle materie prime.

Da allora nulla si è mosso su quel fronte e a nulla sono valse le richieste di eventuali sviluppi, tutto resta nella nebbia. Strano, perché nel frattempo la Regione Lazio ha aggiornato i prezzi delle materie prime e il governo con diversi decreti è intervenuto a sostegno delle opere in itinere con fondi aggiuntivi. Nonostante tutto questo il procedimento sembra immobile e dopo quasi sei mesi non si muove una foglia. Un brutto colpo per il già travagliato progetto, partorito da decenni ma mai sul punto di decollare davvero.

Il primo stralcio prevedeva intanto la realizzazione della Darsena Pescherecci, i servizi e la viabilità di accesso al cantiere, anche se tra i nodi da sciogliere c’era ancora proprio la stessa individuazione di quella viabilità d’accesso mai definita.

Anche il Porto turistico resta su uno sfondo indefinito. Il Gruppo Royal Caribbean ha mandato in avanscoperta i suoi emissari della Fiumicino Waterfront. La parola d’ordine è smussare ogni angolo, quindi sono iniziati i colloqui con associazioni, rappresentati politici, imprenditori e chiunque sia in grado di assicurare un minimo di copertura a una operazione non facile in condizioni normali, figuriamoci alla vigilia di una campagna elettorale.

L’obiettivo resta quello di assicurare un molo croceristico alla multinazionale, in cambio c’è la disponibilità a fare concessioni su tutta la linea mettendo in secondo piano la costruzione dell’albergo, delle cubature residenziali previste, dei ristoranti e altri locali, garantendo anche la piena apertura agli imprenditori locali. Il masterplan è così in divenire, non più calato dall’alto, e gli incontri per ascoltare le voci del territorio vanno avanti. Ma cosa prevedeva in principio il progetto?

La Royal Caribbean è disposta a investire 350 milioni di euro per realizzare un nuovo porto attraverso la società controllata, la Waterfront Srl, che ha rilevato dalla sezione fallimentare del Tribunale di Roma la concessione. “L’intenzione è quella di riformulare il progetto con un duplice obiettivo – spiegava la società – l’introduzione di una funzione di accosto crocieristico di nuova generazione per una singola nave e rispondente agli standard più elevati di accoglienza dei propri ospiti, e la rimodulazione della prevalente componente diportistica verso il target degli yacht di grandi dimensioni, coerentemente con l’attuale decisa evoluzione di questo segmento del mercato. Il tutto in una concezione innovativa e sostenibile”.

Tutto il resto sembra secondario, anche se presentato nello studio di fattibilità con tanto di verifica preliminare del Ministero dell’Ambiente.