La Raffineria di Roma chiude e diventa deposito petrolifero. E i suoi 254 dipendenti, tra la sede di Fiumicino e quella di Pantano, ora tremano per la prevista drastica riduzione di organico. Già proclamato il primo sciopero da parte delle rappresentanze sindacali unitarie (Rsu), braccia incrociate dei lavoratori dalle 22.00 di domenica 10 giugno fino alle 14.00 di martedì 12 giugno, “ma altri ne seguiranno se l’azienda non farà un passo indietro”, aggiungono.
La decisione di trasformare il sito industriale “in un importante ed efficiente polo logistico per lo stoccaggio e la movimentazione di prodotti petroliferi”, è stata presa dal consiglio di amministrazione di TotalErg che controlla il 100% della Raffineria. Un passo “reso inderogabile alla luce della grave situazione di crisi a livello internazionale con risultati economici fortemente negativi, ancor di più nell’area del Mediterraneo e in Italia dove si è registrato un eccesso di capacità di raffinazione e un calo dei consumi”, spiega in una nota TotalErg. Disponibile a collaborare con le organizzazioni sindacali per “attenuare l’impatto occupazionale del progetto di trasformazione, attivandosi anche presso enti e autorità preposte per favorire possibili iniziative industriali alternative”.
Parole che non rassicurano i dipendenti molti dei quali sono da 30 anni in Raffineria. I sindacati annunciano di aver chiesto l’intervento della Prefettura perché TotalErg “non ha comunicato alcun piano industriale ed occupazionale per i lavoratori”.
“Per Fiumicino, questa è un’altra vicenda molto grave – commenta il consigliere comunale del Pd Paolo Calicchio – dopo quella Alitalia e il ridimensionamento delle società di servizio aeroportuale, arriveranno tanti nuovi esodati e cassintegrati con prospettive di nuovo impiego pari a zero. Siamo molto preoccupati per tutte queste famiglie, stiamo chiedendo in Regione di fare chiarezza sul piano della TotalErg e abbiamo sollecitato l’intervento della Polverini”.