“La scorsa settimana è stato aggiudicato, ad un prezzo di mercato inferiore a quello calmierato stabilito dal Comune di Fiumicino, il primo degli alloggi sociali finiti all’asta a causa della mancata revoca, sempre da parte del Comune, dell’area pubblica concessa al costruttore fallito ed oggi processato per truffa aggravata e continuata ai danni degli abitanti e delle Istituzioni”. È quanto dice Emiliano Piccioni, portavoce Comitato Via Berlinguer.

“Il fatto – sottolinea Piccioni – oltre a rappresentare un pericoloso precedente in quanto vengono svenduti degli alloggi di edilizia residenziale pubblica per ripagare i debiti di un privato, conferma quanto da noi sempre sostenuto e cioè che il prezzo degli alloggi, fermo nell’istruttoria a 13 anni fa, quindi a palazzo ancora intonso, è estremamente gonfiato, tanto da essere stato ritenuto eccessivo anche dal libero mercato. Lo stesso motivo per cui non abbiamo mai potuto comprarli.

Così noi famiglie legittime assegnatarie degli alloggi sociali di Via Berlinguer, alloggi sui quali abbiamo riversato tutti i risparmi di una vita, ma lo stesso oggetto di un ordine di sgombero da parte del fallimento con la motivazione per cui “un alloggio vuoto si vende meglio all’asta di uno abitato”, nonostante le Leggi (art.35 L.865/71 e art.20 L.392/78) e la convenzione che impongono al Comune una costante revisione del prezzo sulla base dello stato del palazzo, ci siamo finora visti negare anche questo diritto.

La mancata revoca dell’area pubblica concessa e il mancato adeguamento dei prezzi sta consentendo, così come voluto dal sindaco Montino (il quale ha anche depositato un ricorso al TAR contro la Regione Lazio che revocò nel 2020 il finanziamento pubblico al costruttore per gravissime negligenze), la svendita a facoltosi acquirenti di alloggi sociali realizzati con beni e contributi pubblici stanziati, all’opposto, per dare un tetto a chi per reddito non può rivolgersi al libero mercato immobiliare. Ed inoltre salva il costruttore da un’indagine per bancarotta, anche se ciò voglia dire buttare per strada decine di famiglie a basso reddito”.