Gli sviluppi intorno ad Alitalia preoccupano Adr, la società che gestisce gli aeroporti romani. Adr ha rilasciato una nota nella quale “rinnova la forte preoccupazione per la situazione economica, finanziaria e societaria di Alitalia, che potrebbe determinare difficoltà nel mantenimento della connettività intercontinentale e internazionale della compagnia di bandiera sul mercato italiano, con pregiudizio del ruolo di hub carrier. Il deteriorarsi di questa situazione comporterebbe gravi riflessi economici, finanziari ed occupazionali sull’indotto complessivo sia nel breve che nel lungo periodo, con una conseguente riconsiderazione del progetto di sviluppo delle infrastrutture dello scalo di fiumicino”. L’uscita di Aeroporti di Roma arriva al termine della riunione del consiglio di amministrazione che oggi ha nominato amministratore l’ad di Atlantia, Giovanni Castellucci, nell’ambito della fusione tra Atlantia e Gemina voluta dai Benetton. Quanto all’ex compagnia di bandiera, la giornata di domani sarà cruciale per le sue sorti: nella mattinata, oltre alla riunione del consiglio di amministrazione, è previsto un incontro tra il ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Maurizio Lupi, e il suo collega francese, Frederic Cuvillier, per discutere degli sviluppi dell’alleanza tra l’aviolinea italiana e il gruppo Air France-Klm. Al centro della riunione del consiglio di amministrazione ci sono i conti del primo semestre, le prime valutazioni di Banca Leonardo sul reperimento  necessarie a finanziare il piano industriale. È inolre molto probabile che il board prenda in esame l’ipotesi di un aumento di capitale e che dovrebbe permettere al gruppo Air France-Klm di assumere il controllo dell’aviolinea. Riguardo alle necessità finanziarie, lo scorso luglio l’amministratore delegato, Gabriele Del Torchio, le aveva quantificate in 355 milioni entro la fine dell’anno di cui: 300 milioni da reperire sul mercato del credito e 55 milioni dagli azionisti che non avevano sottoscritto il precedente prestito di 150 milioni. Comunque sembra che le necessità finanziarie oggi siano ulteriormente cresciute. L’impegno perché Air France salga al 50% del capitale (dal 25%) non è particolarmente oneroso: si valuta intorno ai 150 milioni. Quello che preoccupa è il debito dell’ex compagnia di bandiera: 1,1 miliardi che son da rendere sostenibili. C’è poi l’incognita che riguarda i rapporti con Carlo Toto: la stampa francese, riferisce che andrebbero rivisti gli accordi conclusi nel 2008 con la società irlandese AP Fleet di Toto, che fornisce una quota rilevante degli aerei dell’ Alitalia e vanta, secondo Les Echos, 600 milioni di crediti. L’ipotesi che circola sarebbe quella di restituire tra i 18 e i 22 aerei di raggio e bloccare l’arrivo di 6 aerei widebody di lungo raggio. Sulla vicenda continuano intanto ad accavallarsi le prese di posizione ufficiale. Mentre l’ad di Unipol-Fonsai, Carlo Cimbri, ha parlato della sua posizione (ha ereditato dai Ligresti il 4,4% di Alitalia) come quella di un “azionista passivo”, il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, ha attaccato al Gr3: “Una cosa sono i processi di partnership e integrazione, altro è farci semplicemente portare via le aziende. Credo si debba fare tutto il possibile perché nel caso Alitalia, come nel caso Telecom, non ci troviamo alla fine di fronte ad una cessione ad una compagnia straniera senza contrattare le condizioni in cui le partnership si determinano. Bisogna che il governo abbia un ruolo centrale”. (Fonte: repubblica.it)