Come sta andando la ristorazione a Fiumicino? Dopo l’impennata dei contagi della primavera scorsa i clienti si fidano a tornare a tavola, con o senza mascherine, o hanno ancora paura? E l’aumento dei costi di materie prime ed energia quanto incide sulla gestione dei locali? Per cercare di capire la situazione abbiamo chiesto ad alcuni ristoratori locali di raccontarci il loro punto di vista.

“Finalmente ci siamo – commenta Roberto Mazzuca di Oltremare – il settore è ripartito. Da Pasqua il cambiamento è stato evidente, le persone avevano voglia di tornare alla normalità e sono ricomparse nei locali. Con le dovute differenze, tra chi può spendere senza problemi e ordina piatti e bottiglie costose e chi invece fa maggiore attenzione al conto, possiamo dire che il clima è cambiato, c’è maggiore ottimismo. Le mascherine sono quasi sparite anche all’interno della sala, su venti clienti forse uno prova a metterla ancora. Ma poi vedendo che nessuno la indossa anche i più timorosi alla fine se la tolgono, per noi ristoratori non vedere più quelle protezioni è stato un bel sollievo”.

Certo se la ripresa c’è stata le difficoltà non sono certo finite, la ripartenza sembra avere il freno a mano tirato. “Molti colleghi sono tornati sorridenti – commenta Stefano Locci del Borgo da Ciao Belli – ma poi a parlarci bene ti accorgi che siamo tutti sul filo. È vero che c’è più gente in giro, che a Fiumicino si sono persino rivisti dei turisti stranieri, ma questo vale in particolare per chi si trova in via della Torre Clementina perché gli altri non hanno avuto lo stesso impatto. La botta c’è stata, le famiglie hanno perso reddito e stanno molto più attente a spendere, escono meno e chi ha i soldi se li tiene. E poi sono aumentati i costi, in pratica tutti”.

È proprio questo ora il problema principale della ristorazione e di tutte le altre aziende, l’aumento delle materie prime. “Quelle di base sono tutte cresciute – aggiunge Andrea di C’è Pizza per te – farina, olio, mozzarella, pomodoro, vino, bevande. Tra rincari e inflazione siamo in una forbice tremenda e non possiamo certo scaricare il costo sui clienti che già così sono al limite delle loro possibilità. Non si riesce a far tornare i conti in questa fase”.

Il colpo maggiore è arrivato proprio alla voce energia, le bollette a fine mese sono diventate un chiodo fisso per tutti: “Nella migliore delle ipotesi i costi sono raddoppiati – continua Locci – gas, energia elettrica, ormai sono un incubo. Quel piccolo incremento di presenze arrivato nella fase post Covid, viene azzerato dal vertiginoso aumento dei costi, anche dei servizi alla ristorazione. Non si capisce, tra guerra e inflazione, chi fa più male. Di certo ci sentiamo sempre e ancora appesi a un filo”. 

Non sono pochi, in effetti, i locali che non hanno più riaperto la serranda. Tra i tanti c’è anche Il Pinzimonio, lo storico ristorante di Carmine Di Bianco. Prima trattoria Slow Food del territorio comunale, è una delle vittime della pandemia. Carmine, stanco di combattere in un contesto del genere, ha deciso di riconsegnare la licenza e ora guida la cucina di un ristorante di Focene come dipendente.