“Commettevano e non impedivano frode nella realizzazione dei lavori del porto turistico”. Così scrive il gip di Civitavecchia negli avvisi di garanzia inviati a Francesco Bellavista Caltagirone e ad altre sei persone. Bellavista Caltagirone, 73 anni, che è indagato “quale dominus e amministratore di fatto del gruppo Acqua Marcia e dell’AcquaTirrena srl”, è in carcere ormai da nove mesi – salvo una brevissima permanenza ai domiciliari – perché accusato di truffa aggravata ai danni dello Stato in un’altra indagine, su un altro porto turistico, quello di Imperia. Gli altri sei indagati sono Delia Merlonghi, legale rappresentante di AcquaTirrena e Peschiera edilizia, Stefano Degli Innocenti, anche lui rappresentante di queste due società ma in tempi diversi, Emanuele Giovagnoli per la Sielt immobiliare, Giovanni Vecchi per la Save group, Marco Pittori e Maria Rosaria Campitelli per aver avuto ruoli nella direzione dei lavori.
Il cantiere -ridotto a una landa desolata davanti al mare, con i blocchi di cemento della diga foranea che si stanno inabissando a uno a uno per il maltempo e per l’incuria e i lavori fermi ormai da 25 mesi- è stato messo sotto sequestro “preventivo” lunedì mattina dalla Polizia tributaria della Guardia di finanza. I sigilli potrebbero aver calato il sipario definitivo su un sogno accarezzato per almeno quarant’anni: le quattro darsene, i 1.445 posti barca, gli alberghi con spa, il centro congressi, i due yacht club e perfino il restauro del faro antico. L’unico ancora propenso a crederci sembra il sindaco Mauro Canapini: “Un’opera senza pace…ma speriamo che tutto si risolva”. Era solo il 4 febbraio di due anni fa quando in pompa magna venne celebrato l’inizio dei lavori. Durò solo fino a ottobre, quando le ditte che avevano subappaltato i primi lavori, vantando già sette milioni di euro di crediti e aspettando invano il saldo, decisero di togliere le tende. Da lì un contenzioso amministrativo che ci ha messo poco a trasformarsi in un’indagine penale. Si è scoperto che era stato fissato un costo complessivo di 400 milioni di euro e che invece si sarebbe voluto spendere un quarto, è stato verificato che tutte le varianti dei lavori in realtà varianti non erano ma solo espedienti per risparmiare, in una girandola di appalti e subappalti da far girare la testa.
Resta da dire che Acqua Marcia non è più “impegnata direttamente nella costruzione dell’opera”, essendo stato rescisso in maggio il contratto, una scelta praticamente obbligata. Ora è “un socio dormiente nella compagine di Iniziative portuali” si legge in un comunicato della società, ma non abbastanza dormiente per la procura di Civitavecchia che motiva il sequestro “con il concreto pericolo che la libera disponibilità del cantiere da parte delle persone sottoposte alle indagini…protragga o aggravi le conseguenze del reato…”.

 

(fonte: Il Messaggero.it)