Che il Ponte della Scafa rappresenti un tema di grande interesse per la collettività è confermato dai tanti che, spesso anche senza conoscere bene la situazione, provano a esprimere pareri o sentenze. Una cosa è certa, l’attuale struttura che collega l’Isola Sacra con il territorio di Roma Capitale non è più adeguata ai tempi. Troppi cambiamenti, in termini di traffico, di sviluppi del territorio e di logistica, sono intervenuti nei suoi circa settant’anni di vita, così l’infrastruttura non risulta più adeguata ai tempi e necessita di una profonda revisione. Da questa certezza nasce la necessità di trovare una soluzione progettuale che elimini le problematiche viarie esistenti che confinano la cittadinanza a lunghe ed estenuanti file per andare a lavorare o per tornare a casa.

L’aumento demografico, la presenza dell’aeroporto Leonardo da Vinci e l’attigua autostrada per Roma hanno fortemente contribuito all’aumento esponenziale del traffico. Occorre un grande intervento per sanare la situazione. A questo punto nasce il problema: il ponte collega due comuni Roma e Fiumicino, e allora quale ente deve essere incaricato del progetto? Si è deciso che sarà Roma a curare la progettazione e la relativa realizzazione dell’opera.

Il primo errore
Da qui scaturisce quello che si rivelerà il primo grande limite, lo studio delle questioni viarie è insufficiente in quanto prende in esame il solo il Ponte della Scafa, come se da solo fosse quello il problema, senza considerare l’intero asse viario rappresentato dalla strada denominata via dell’Aeroporto di Fiumicino.

Il secondo
Poi l’altro grave limite della progettazione: quello di fare un ponte molto alto per consentire il passaggio anche di barche a vela. Ma per andare dove? A monte (nel senso fluviale) del Ponte della Scafa non c’è nessun porto turistico e nemmeno ci potrà essere mai, visti i notevoli vincoli archeologici e ambientali. Il Tevere è scarsamente navigabile in quanto poco profondo e, come tutti i fiumi italiani, durante l’estate assume le sembianze di torrente per cui solo le imbarcazioni progettate per lo scopo specifico riescono a raggiungere la periferia romana con il vincolo assoluto che al comando ci siano “esperti fiumaroli”. Quindi progettare un ponte così alto è assolutamente inutile e inconcepibile.

Il terzo
Altro grande errore, si progetta un imponente viadotto per consentire la navigazione alle barche a vela, ma non si inserisce la demolizione dell’attuale Ponte della Scafa che non è in previsione di essere rimosso. Quindi la tanto sperata, e inutile, possibilità di navigare con le barche a vela finisce dopo meno di cento metri dal nuovo viadotto.

Il quarto
Ancora, si sviluppa a livello progettuale una viabilità complementare solo sul lato romano del territorio, mentre non viene preso in considerazione il lato fiumicinese privo di qualsiasi potenziamento o adeguamento viario. Senza il contestuale ampliamento a quattro corsie di tutta via dell’Aeroporto di Fiumicino non si risolverà il problema del traffico. E per evitare che l’intera località Isola Sacra e buona parte di Fiumicino restino tagliati fuori dai collegamenti locali è indispensabile porre particolare attenzione alla giusta integrazione tra la viabilità direzionale e quella locale. Un’altra domanda senza risposta angoscia la mente di chi cerca di capire guardando i grafici messi a disposizione: sul lato di Roma la nuova viabilità ricade su una nuova area per cui anche durante gli “ipotetici” lavori di costruzione, il traffico sarà scarsamente interessato dalle novità. Ma sul lato di Fiumicino la rampa del nuovo viadotto ricade sulla sede stradale attuale e nelle varie pubblicazioni, incontri, comunicazioni varie non si è mai parlato della viabilità alternativa da realizzare preventivamente ai lavori. Non riusciamo nemmeno a ipotizzare che delle menti normali ritengano di utilizzare come viabilità alternativa per circa 2-3 anni di lavori la sola via della Scafa che già risulta insufficiente al traffico locale.

Facendo parte di un popolo di “commissari tecnici” della nazionale di calcio non vogliamo proporre la progettazione che spetta ai tecnici, ma sicuramente evidenziare delle situazioni oggettive indiscutibili. Per raggiungere l’obiettivo dell’eliminazione del congestionamento del traffico serve una viabilità direzionale a quattro corsie per l’intero tratto che congiunga la zona aeroportuale con la località di Ostia; una serie di interventi su Isola Sacra che consentano la normale circolazione a carattere locale con diverse situazioni di contatto e di collegamento tra le differenti viabilità: ampliamento del Ponte della Scafa a quattro corsie e adeguamento viario fino alla via del Mare. Il tutto tenendo sempre presente che Anas deve sempre demolire e ricostruire il tratto di viadotto esistente compreso tra via Montgolfier e il sedime aeroportuale.

di Alberto Sestante