Questa volta sono stati loro a cadere nella rete. Lunedì scorso, intorno alle 4.30 del mattino, gli uomini della Capitaneria di Porto di Roma hanno fermato due pescherecci della flotta di Fiumicino che usavano le reti a strascico a nemmeno cento metri dalla riva. Da diverse settimane gli uomini guidati da Lorenzo Savarese, comandante della stessa Capitaneria, erano sulle loro tracce, grazie anche alle segnalazioni di diversi pescatori sportivi che si erano rivolti a Il Messaggero per lanciare l’allarme. Considerato che lo strascico, consentito dalla legge solo oltre 3 miglia dalla costa, produce danni irreversibile alla fauna ittica quando viene fatto a terra dove i pesci vanno a depositare le uova. “Non daremo tregua su questo fronte”, aveva promesso Savarese. E ha mantenuto la parola. Non era facile cogliere sul fatto i pescatori, avvisati da complici quando le motovedette escono in mare dai porti di Fiumicino e Civitavecchia. Eppure i militari ci sono riusciti e lunedì mattina alle 4.30, lungo il tratto di costa tra Passoscuro e Ladispoli, si sono appostati e hanno fatto scattare la trappola. Fingendosi loro stessi pescatori sportivi, a bordo di anonime “barche civetta” si sono avvicinati ai due pescherecci che dragavano il fondale a cento metri dalla riva. E quando erano a pochi metri hanno tirato fuori le lampade, i roller portatili bloccando i due equipaggi. Solo a quel punto è stata chiamata la motovedetta che ha scortato i due pescherecci a Fiumicino. Dove sono state sequestrate le reti, il pescato, inflitte multe da 4 mila euro per ciascuna barca e comminate le nuove sanzioni a punti grazie alle quali, se verranno ritrovati a fare lo strascico sotto costa, le imprese rischiano il ritiro della licenza. “Questa pratica odiosa deve essere fermata – commenta Lorenzo Savarese – insieme alla Direzione di Civitavecchia abbiamo intensificato e raffinato i controlli e i risultati sono arrivati. Il messaggio deve essere chiaro: chi sbaglia paga. Ho intenzione di chiamare a rapporto i comandanti dei motopescherecci irregolari ma anche di aprire un dialogo con i Consorzi della Pesca, serve la loro collaborazione”. “Questa storia deve finire, è una pratica assurda e deleteria per tutto il settore – commenta Lorenzo Melchiorri, presidente del Consorzio di gestione molluschi di Roma – chi non è in grado di pescare oltre le 3 miglia non è un vero pescatore”.