Dopo quasi sei mesi di lezioni in aula e uscite pratiche in mare, i primi 160 allievi dell’Accademia del Mare di Fiumicino, poi sarà la volta dei partecipanti al corso iniziato lo scorso febbraio, per un totale di oltre 200 allievi, si stanno avvicinando alla meta: conseguire la patente nautica. Le commissioni d’esame si insedieranno presso la sede della Guardia Costiera di Roma a Fiumicino a partire dal mese di aprile e proseguiranno fino agli inizi dell’estate. Ma cosa muove tante persone ad affrontare un periodo così impegnativo? Quali sono gli obiettivi ma anche le prospettive che si profilano a conclusione di questo percorso? Ne abbiamo parlato con Valter Cimaglia, fondatore e direttore dell’Accademia del Mare.

“Prima di tutto – spiega Cimaglia – quella che si consegue non è una semplice patente, come quella di guida, che permette di mettersi al volante di un’auto, ma è un’abilitazione al comando di un’imbarcazione. Ovvero, non prevede che il titolare dell’abilitazione sia obbligato a stare al timone, ma è obbligato ad assumersi le responsabilità, i doveri e gli obblighi che derivano dall’essere comandante dell’unità. Questo significa che, a prescindere dal tipo di utilizzo che si farà della patente, semplice diporto o lavorativo, il percorso di formazione deve essere serio e approfondito, e deve trasmettere all’allievo la netta percezione delle responsabilità che si prende in mare nella sua veste di comandante”.

Molto chiaro. Veniamo ora agli obiettivi di questi allievi.

“In tanti anni di attività abbiamo messo a fuoco diversi tipi di motivazione. In gran parte dei casi la scelta è orientata, con sfumature diverse, verso un’attività ludica, verso l’dea di vivere il mare con maggiore pienezza e consapevolezza durante il tempo libero e le vacanze. Sta crescendo anche, soprattutto fra i giovani, l’idea di trovare uno sbocco professionale, di affondare questo percorso di formazione per costruirsi una professionalità per il futuro. E non manca chi, arrivato a una certa età, mette in conto la possibilità di un’alternativa professionale e quindi un diverso stile di vita. Alla base, c’è per tutti una forte passione”.

La nautica da diporto può quindi rappresentare uno sbocco professionale?

“Certamente e sempre di più, soprattutto se la politica saprà cogliere l’importanza economica di questo settore costruendo seriamente opportunità e non vincoli inutili al suo sviluppo. Oggi il comparto della nautica rappresenta il 3% del Pil nazionale con incrementi ormai da almeno una decina di anni. Nel 2022 il contributo della nautica da diporto al Pil nazionale è stato di 6,1 miliardi di euro passati a 7,3 nel 2023 con un incremento di oltre il 19%. E la crescita continua. Finalmente è stato approvato il decreto con cui si fissano i nuovi criteri di accesso alle figure professionali del diporto. Una semplificazione burocratica che si aspettava da tempo ma che non deve assolutamente far abbassare la guardia sul rigore della formazione”.

Opportunità di lavoro anche a livello locale?

“Fiumicino è un Comune a forte vocazione marittima, dove il diporto gioca un ruolo importante attraverso le società di charter, i rimessaggi, i cantieri, le scuole nautiche. Far crescere questa realtà dipende da noi, da tutte le figure che hanno un ruolo: istituzioni pubbliche, privati, realtà didattiche.  Noi, in Accademia del Mare, facciamo la nostra parte puntando sul massimo della qualità della formazione e coinvolgendo, con il Circolo Velico di Fiumicino, decine di ragazzi delle scuole medie in incontri didattici, visite ai cantieri e uscite in mare. Guidati sempre, in ogni azione, dalla consapevolezza del fatto che il mare è una cosa seria e va rispettato. E infine, ma non per ultimo, può essere anche un’opportunità di crescita economica importante per la nostra comunità”.