Calcolo spese legali: come si effettua in caso di sconfitta

Perdere una causa rappresenta una sconfitta dolorosa, sotto ogni punto di vista, perché oltre a non vedere riconosciute le proprie ragioni si è costretti a pagare il risarcimento della controparte e la parcella dell’avvocato che ha sostenuto il caso. La prima cosa da fare, senza perdersi d’animo, è effettuare il calcolo delle spese legali, basandosi sull’importo che il giudice ha liquidato nella sentenza (i parametri forensi di riferimento sono stabiliti dal Decreto del 10 marzo 2014, n.55 e si posso consultare qui). Vediamo quali costi sono a carico di chi perde la causa, ovvero la parte soccombente, come viene definita in gergo.

Calcolo spese legali, tutto ciò che bisogna pagare

Come abbiamo detto, il giudice stabilisce la somma da liquidare per compensare la parte vincente, ma non si tratta dell’unica spesa da affrontare.

Prima di tutto bisogna liquidare il proprio avvocato, la cui parcella (a meno che non vi sia stata una  specifica pattuizione all’atto della sottoscrizione del contratto) non viene influenzata dall’esito del processo.

Inoltre vanno pagate le spese legali della controparte, cui si potrebbero anche aggiungere le spese successive alla pubblicazione della sentenza, come ad esempio gli onorari dell’avvocato maturati dopo la sentenza, eventuali onorari e diritti dell’atto di precetto (cioè una intimazione che il creditore deve notificare al debitore, tramite avvocato, prima di passare per vie legali) o la tassa di registrazione della sentenza (quest’ultima viene inoltrata dall’agenzia delle entrate a tutte e due le parti in causa, anche se l’onere è a carico di quella soccombente).

Infine, se nel corso della causa viene nominato un consulente tecnico d’ufficio dal giudice, il cosiddetto C.T.U., ambo le parti contribuiscono al suo compenso, ma dopo la sentenza chi ha perso è tenuto a rimborsare alla controparte quanto essa ha versato in precedenza.

Compensazione: quando le spese legali vengono divise

In questo scenario sconfortante potrebbe balenare un barlume di speranza, con conseguente riduzione dei costi: si tratta della compensazione, un’eccezione alla regola del “chi perde paga”, decisa dal giudice in caso egli ritenga valide le ragioni della parte soccombente, nonostante la sentenza sfavorevole.

Sono casi eccezionali ma possono sussistere e prevedono il pagamento delle spese processuali diviso tra le parti in causa; in sostanza, ognuno deve affrontare i propri costi (avvocato e spese per la causa) senza possibilità di rimborso per chi ha vinto. Resta comunque sempre valido il risarcimento stabilito dal giudice per i motivi della sentenza, in caso ne fosse stato disposto uno.

Le ragioni della compensazione devono essere motivate in maniera esplicita dal magistrato.