Asili nido, un problema italiano

La situazione degli asili nido in Italia rappresenta ormai un problema noto che, malgrado gli sforzi dei Governi sembra essere non del tutto risolvibile, con moltissime famiglie che non riescono a iscrivere il proprio figlio alle strutture pubbliche. Anche nel settore privato, però, il numero esiguo di asili e scuole per l’infanzia non copre la domanda e, di conseguenza, un alto numero di bambini è costretto a rimanere a casa.

Nel nostro Paese, considerando sia l’offerta pubblica che privata, gli asili nido sono complessivamente 13.834, per un totale di poco più di 360 mila posti disponibili, con una copertura che arriva a malapena al 27%, al di sotto della soglia minima del 33% richiesta dall’Unione Europea. A far registrare le performance peggiori in questo senso è il Mezzogiorno con la Campania fanalino di coda con l’8% e poco sopra la Puglia, la Calabria, la Sicilia e la Basilicata. La Regione “migliore”, invece, risulta essere la Valle d’Aosta (44,6%) con Emilia Romagna, Umbria, Toscana e provincia di Trento che raggiungono quote superiori alla richiesta dell’UE.

La situazione della Capitale

Tra i capoluoghi che riescono a rispondere meglio alle richieste di iscrizioni all’asilo nido da parte delle famiglie troviamo Roma, che insieme a Firenze e Bologna, supera il 45%. Come rilevano i numeri del sito istituzionale di Roma Capitale, nella Città Eterna troviamo 839 strutture dedicate ai bambini, di cui 436 gestite direttamente dal Comune e le restanti a gestione privata (qui la mappa asili nido di Roma).

Malgrado questo, la Capitale soffre di una scarsità di offerta, in particolare se si analizza la diversa diffusione sul territorio. Se infatti nel Municipio XIII, zona Aurelia e Boccea, nel Municipio IV, zona Tiburtino, Pietralata, Settecamini, Colli Aniene e San Basilio, e nel Municipio X, che contempla Ostia, Acilia e Malafede le percentuali sono oltre il 40%, rispettivamente con il 46%, il 44% e il 41%, in altre aree della città la quota cala drasticamente, con il Municipio XV (Giustiniana, Tomba di Nerone, Labaro e Prima Porta) e il Municipio VI (Tor Bella Monaca, Broghesiana, Lunghezza, Torre Angela, Torre Spaccata, Don Bosco e Torre Maura) che fanno registrare le statistiche peggiori, con un 18% e un 23%.

Le ragioni sono riconducibili alla riduzione di strutture pubbliche che, nel periodo che va dal 2016 al 2020, si sono ridotte di 69 unità, mentre il settore privato ha visto l’apertura di 82 nuove strutture dedicate alla prima infanzia.

Gli Asili nido nella Regione Lazio

Se Roma, come detto in precedenza, supera ampiamente la quota del 33% dei posti disponibili per i bambini in età da asili nido, con il 45%, la Regione Lazio pur raggiungendo la soglia minima richiesta dalla UE, fa registrare percentuali più basse, poco più del 34%

Una situazione che riguarda in particolare alcuni Comuni alle prese con la totale mancanza di asili nido pubblici come rilevato dall’ultima rilevazione Istat risalente a fine 2020, nel quale emerge come la Regione non stia rispettando il piano di azione nazionale per la promozione del sistema integrato di educazione e di istruzione, che prevede che almeno il 75% dei Comuni sul territorio siano provvisti di almeno una struttura per l’infanzia, fermandosi al 36% rispetto al 59,6% della media nazionale.

Nello specifico, sono 261 Comuni privi di nidi pubblici con circa venti mila bambini che non possono essere iscritti all’asilo. Una evidenza frutto delle difficoltà economiche e organizzative di molte realtà di piccole dimensione che non sono in grado di gestire in modo sostenibile strutture del genere, portando la Regione a istituire nuove convenzioni con asili privati.

Lo scorso dicembre, il Lazio ha inoltre stanziato nuovi fondi per l’attivazione di servizi per l’infanzia da destinare ai Comuni, per un totale di circa un milione e mezzo di euro, una cifra che, non essendo così ampia, verrà suddivisa solo tra le realtà con almeno 60 bambini di età compresa tra 0-2 anni residenti.