Uno scandalo tutto italiano. In questi giorni ricorre un curioso anniversario: il decennale dalla chiusura del museo della navi romane di Fiumicino. Le criticità sono nate fin dall’inizio, luglio 2002 appunto, quando venne deciso di sostituire il rivestimento in “eternit” del tetto. Per smaltire le fibre di amianto, sostituendole con materiali più moderni e sicuri, ci volle una vita. Problemi di sicurezza per le navi e anche degli operai. Poi toccò agli impianti e al restauro dell’edificio, con l’entrata in vigore della nuova legge antisismica fu necessario apportare una variante al progetto. Che, quando ci sono di mezzo i bene archeologici e i vincoli in cui opera la Sovrintendenza, possono trasformare i mesi in lustri. Non solo, modiche sarebbero dovute esserci anche per le uscite di sicurezza e i tamponamenti. Ma tutto è rimasto fermo. A causa della mancanza dei fondi necessari non è stato possibile chiudere la partita, ed è sempre più da spiegare ai turisti stranieri che continuamente chiedono di vedere come erano fatte le antiche navi dei “Romans”.
Nel frattempo anche l’amministrazione comunale non è rimasta impassibile davanti a questa atipica ricorrenza, tanto che in uno degli ultimi consigli è stata votata una mozione dove ha impegnato il sindaco e l’Assessore competente a sollecitare con ulteriore richiesta di intervento al Ministero dei Beni Culturali per conoscere con certezza quali impegni ci siano in corso per poter riaprire il Museo e lo stato di conservazione delle navi romane al suo interno. Al momento nessuno è in grado di fare previsioni, la mancanza di fondi è evidente e senza risorse, almeno 200 mila euro immediati a fronte di altri 400 mila a seguire, la riapertura non sarà mai possibile.
Le cinque navi romane custodite nella piccola struttura vennero alla luce a cominciare dal 1958 in occasione degli scavi per la costruzione dell’aeroporto intercontinentale Leonardo da Vinci. Il loro scavo e recupero fu promosso dall’allora ispettrice di Roma, dottoressa Valnea Santa Maria Scrinari. I relitti erano posti a ridosso del molo destro del porto di Claudio in un’area marginale del bacino, facilmente soggetta ad insabbiamento. Pertanto sono una preziosa testimonianza risalente a 2000 anni fa che non meritano di restare lontani dalla vista di cittadini, turisti ma anche i passeggeri in transito in aeroporto.
“Abbiamo votato questa mozione portata dal sottoscritto e votata da tutti favorevolmente, perché vedere andare a malora uno dei più importanti musei al mondo nel disinteresse mi lascia perplesso – dice il capogruppo Pdl Massimiliano Graux – È stata votata all’unanimità e ho pregato l’Assessore competente di fare un sollecito agli organi preposti per conoscere lo stato delle cose”.
La cosa più grave è che ad oggi non si sa ancora quando il piccolo edificio che si trova tra l’aeroporto Leonardo da Vinci e Fiumicino potrà riaprire le porte ai visitatori.