“Siamo di nuovo qui per segnalare purtroppo tre nuovi episodi critici che hanno coinvolto residenti della Leprignana”. È quanto dice il residente Dario Alleva, in merito all’emergenza cinghiali che ormai da mesi mina la tranquillità del comprensorio.

“Il 13 giugno – fa notare Alleva – un’ aggressione a un medico residente che stava passeggiando nel Parco (tra l’altro è il terzo che la vede coinvolta); il 15 giugno una tentata aggressione ad una persona anziana con insufficiente deambulazione che, insieme alla sua accompagnatrice è stata costretta a scappare dal Parco nel quale si stava riposando su una panchina; il 16 giugno 2 giardinieri che manutengono il Parco sono dovuti scappare lasciando incustoditi il trattorino e gli attrezzi, quando sono stati puntati da un gruppo di cinghiali con al seguito una ventina di piccoli”.

“Ora – si legge nella lettera inviata da Alleva agli enti competenti – sulla base delle vostre competenza, volevamo chiedervi il perché non viene attivato una Tavolo congiunto per trovare insieme misure di contenimento efficace del fenomeno prima che sia troppo tardi.

Ricordo che in una delle ultime Assemblee la maggioranza dei residenti ha votato a favore di eventuali misure che prevedono l’abbattimento selettivo dei capi (ovviamente con tutte le previste cautele e misure di sicurezza, alla presenza di tutte gli Enti interessati, delle FF.OO, anticipando con un congro preavviso gli eventuali interventi).

Da parte nostra avevamo proposto le seguenti 2 soluzioni alternative:

Soluzione 1

Attraverso la Regione Lazio utilizzando gli strumenti previsti dalla normativa vigente (catture o caccia selettiva). Il problema è che questi mezzi di selezione, in particolare le catture, non si possono attivare causa mancanza di gabbie, anche se esistono Ditte che vengono selezionate per questa attività.
Per quanto riguarda la caccia, considerato che stiamo parlando di un Comprensorio, l’unica tipologia possibile è quella “di selezione”. Essendo il Parco della Leprignana limitrofo ad un’area rossa dovremmo usufruire delle celle per lo stipamento delle carcasse (come è noto i capi abbattuti devono essere prima analizzati per la PSA per verificare l’eventuale malattia). Le celle frigorifere che spetterebbero a noi sono quelle ubicate all’interno dell’Azienda Agricola Castel di Guido (Azienda della Regione Lazio ma in gestione al Comune di Roma) ma, da quanto risulta, sono guaste e pertanto la ASL non ne ha autorizzato l’uso: questa situazione blocca tutto (perché non vengono riparate?).
Ci risultano, però, delle celle frigo private (1 a Fiumicino ed 1 ad Aranova) che vengono utilizzate dai cacciatori  dall’ATC RM1 quando viene fatta la caccia in braccata (caccia prevista per le zone non urbane, limitrofe al nostro Comprensorio). Non si capisce il perché queste gabbie non possono essere utilizzate anche per la caccia selettiva prevista nel nostro Comprensorio.

Soluzione 2

Attraverso il Comune di Fiumicino in quanto è presente e palese un pericolo per la salute e la sicurezza ed incolumità pubblica di tutti i residenti del Comprensorio e soprattutto BAMBINI che in esso vi dimorano. Anche qui non si capisce perché l’Autorità Comunale non interviene ai sensidell’art.54 co.4 del D.Lgs 267/2000 come sostituto dell’art. 6 della Legge n.125/2008).
Come utile spunto di riflessione per l’Amministrazione Comunale di Fiumicino si segnala che attraverso una apposita Delibera il Sindaco di Roma, il 15 gennaio u.s., ha fatto intervenire le strutture preposte a Villa Pamphili per catturare degli ungulati che stavano appunto creando un pericolo per la sicurezza ed incolumità pubblica.

Perché allora il Comune di Fiumicino non attuano la stessa metodologia? (domanda che riproponiamo alla nuova Amministrazione)

Perché la Regione Lazio e il Comune di Fiumicino non predispongono un “Protocollo d’intesa per la gestione dei cinghiali come è stato fatto con il Comune di Roma? Sarebbe un iniziativa in sinergia, a favore dei cittadini, per coordinare interventi ed iniziative per porre in essere azioni per limitare i rischi sanitari e per la pubblica incolumità.

Purtroppo nessuna delle Istituzioni coinvolte ha raccolto l’invito. Noi, 145 famiglie residenti, ci chiediamo: dobbiamo aspettare che si verifichi una tragedia?”.