È come se all’improvviso la natura si fosse rimpossessata del suo spazio. A vederle così, tutte quelle strade ancora piene d’acqua, non si fa fatica ad immaginare come era solo qualche decennio fa Isola Sacra: tutta campagna strappata dalla Bonifica alla palude. E la bomba d’acqua arrivata venerdì notte in poche ore si è ripresa quella terra, infilandosi negli scantinati, nelle taverne, nei garage di case costruite molto spesso con il fai da te, lungo strade al di sotto di mezzo metro dal livello dei canali e del mare. Un doloroso ritorno alle origini, accompagnato come ai tempi della Bonifica da un rumore di sottofondo: quello delle pompe che tentano di liberare di nuovo il terreno dalla melma. Non a caso i soldati dal loro arrivo lavorano notte e giorno accanto alle idrovore e il sindaco Montino ieri a fine giornata ha esultato perché l’acqua nei canali per la prima volta è scesa di qualche centimetro: “il sistema di pompaggio ha permesso di far scendere di circa una decina di centimetri il livello dei canali, grazie alla tregua che ci sta concedendo il maltempo, notiamo qualche piccolo segnale di miglioramento e riusciamo a far defluire le acque con regolarità, anche se con grande lentezza”. La disattenzione della politica sul tema rischio idrogeologico è nota, come ha ribadito proprio nei giorni dell’alluvione Massimo Gargano, presidente dell’Associazione nazionale bonifiche e irrigazioni: “siamo in una situazione di crescente pericolo, nel Lazio la criticità della situazione di Ostia, Fiumicino e Maccarese è nota. Ora servono interventi”. Per un bel po’ qui i costruttori dovranno stare buoni e dimenticare i terreni B4a. In tanti si stanno impegnando per cercare di liberare le case dall’acqua, a fianco delle Forze dell’ordine, ci sono molti volontari non solo della Protezione civile ma anche semplici idraulici che portano la loro piccola pompa, imprenditori con gruppi elettrogeni e ruspe, agricoltori alla guida dei trattori, ora tornati importanti. E mentre le idrovore sparano più di 6 mc di fango al secondo in direzione del mare, anche se in via Trincea delle Frasche si vedono ancora persone in canoa, il resto di Fiumicino cerca di tornare alla normalità. Le scuole sono state tutte riaperte perchè “dopo le opportune verifiche si è deciso di riprendere il regolare servizio, anche per quella di Testa di Lepre che aveva un guasto all’impianto di riscaldamento”, ha annunciato ieri l’assessore Paolo Calicchio. Riattivata anche la linea del trasporto pubblico che collega la stazione di Maccarese al Parco Leonardo mentre proprio per favorire le zone colpite dagli allagamenti il sindaco, in collaborazione con l’Ati, ha disposto il posizionamento di quattro scarrabili per la raccolta di rifiuti ingombranti. Ci sarebbero molte storie da raccontare, tra le tante l’impegno della Capitaneria di Porto, anche nel dare ogni giorno almeno 200 pasti caldi a chi ne ha bisogno, o quella di Farmacie Comunali che donano i medicinali in particolare ad anziani e bambini. In questo clima di generale collaborazione, persino maggioranza e opposizione, per qualche ora, sono sembrate d’accordo nel sospendere le attività istituzionali, come il consiglio comunale e le commissioni e a pensare solo agli alluvionati. Una tregua che è durata poco.