Da fuori non si può nemmeno lontanamente immaginare cosa ci sia all’interno di quel grande edificio. Si entra da viale Traiano, poco prima della sede della Capitaneria di Porto. Gli uffici sono al primo piano, sotto c’è un immenso laboratorio dove lavorano tanti artigiani. Si sale da una scaletta che porta nel “pensatoio dell’azienda”. All’interno un grande salone dove lavorano alle loro scrivanie diversi giovani professionisti. Ci riceve alla sua scrivania Massimo Guardigli, l’anima della Comar Yachts. Sorriso smagliante, parole misurate, la nautica è il suo mondo, la conosce alla perfezione e sa valutare il suo enorme potenziale. E quello di Fiumicino, avamposto strategico nazionale.

Possiamo dire che tra Fiumicino e la nautica c’è un legame inscindibile?

Altro che inscindibile, direi viscerale. Fiumicino e Ostia non sono solo quartieri sul mare: sono il mare di Roma. Realtà complete, complesse, con una storia e un’identità precise. Qui, sulla foce del Tevere, sono nati e cresciuti cantieri che hanno fatto la storia della nautica italiana: Canados, Itama, i Cantieri Navali del Tevere, Tornado… E negli anni ’60 perfino Chris Craft, il colosso americano, decise di produrre qui il mitico Catalina 28. Non proprio un dettaglio da poco.

E lei, in questo scenario, ha giocato un ruolo importante con Comar Yachts?

Eh già. Negli anni ’90 ho portato la Comar proprio qui, a Fiumicino. Il brand era già noto, pioniere nell’uso della vetroresina al posto del legno. Abbiamo rilevato l’ex capannone della Chris Craft e lì è rinata tutta la nostra produzione a vela. Fino al 2015 ci siamo dedicati alla produzione di barche a vela monoscafo, Comet, fino a 30 metri, che hanno navigato in tutto il mondo e hanno conquistato i più prestigiosi trofei velici in ambito internazionale. Dal 2015 poi abbiamo iniziato la costruzione di multiscafi. I catamarani C-CAT. Oggi due C-CAT 48 (15 metri) navigano tra il Brasile e i Caraibi, noi con il C-CAT 38 (11,70 metri) abbiamo navigato 6mila miglia (11.100 km) e il nuovo C-CAT 65, poco meno di 20 metri, è nelle ultime fasi di costruzione e sarà varato nei primi giorni di agosto. La nostra vita è a Fiumiicno. Ci siamo trovati talmente bene che con mia moglie Flavia abbiamo preso casa qui. Un luogo dove si vive davvero bene.

Come è cambiata Fiumicino nel tempo dal punto di vista nautico?

Si è evoluta, eccome. L’offerta si è affinata, la qualità è cresciuta. Il settore della nautica di medio-piccole dimensioni è esploso. Sa quanti scafi ci sono oggi nell’area, nonostante la mancanza di porti veri e propri? Oltre cinquemila. Abbiamo superato, per numero e qualità, piazze ben più blasonate. E non lo dico per campanilismo.

A proposito di confronto, com’è andata la recente trasferta a Miami?

Interessante, certo. Nell’immaginario collettivo Miami è il non plus ultra. Ma sa una cosa? La nostra foce del Tevere, con la sua vegetazione, la sua bellezza un po’ selvaggia, non ha nulla da invidiare. Anzi. Certo, lì la navigazione è un’altra cosa: 84 ponti che si aprono in sincrono più volte al giorno, permettendo un flusso regolare alla velocità di sei nodi. Qui, invece, ci troviamo in difficoltà a garantire l’apertura quotidiana e il passaggio attraverso due soli ponti. Un’incertezza che danneggia chi lavora sull’acqua e blocca chi si muove sulla terraferma. Basterebbe una razionalizzazione degli orari. Un po’ di ordine, nulla di rivoluzionario. Noi operatori poi siamo tutti ben disponibili a collaborare per la migliore realizzazione delle infrastrutture.

E per quanto riguarda la manutenzione del fiume?

La foce avrebbe bisogno di dragaggi periodici. Non è un capriccio, ma una necessità per consentire il passaggio sicuro anche alle barche a vela. E poi ci sono quei relitti semiaffondati lungo le sponde: brutti da vedere, pericolosi in caso di piena. Ripulire il fiume, oltre che utile, sarebbe anche un bel gesto estetico. Il completamento delle opere a terra dove si sta procedendo con i punti di affaccio.

C’è anche un discorso legato al lavoro e alla formazione…

Assolutamente. Il nostro settore richiede competenze specifiche, spesso artigianali: falegnami, elettricisti, resinatori, ma anche ingegneri, tecnici elettronici, esperti di attrezzature. Abbiamo un patrimonio di know-how enorme, ma ci manca il ricambio generazionale. Sarebbe fondamentale creare una scuola professionale dedicata alla cantieristica nautica, proprio qui a Fiumicino. La domanda c’è, le prospettive anche. Questo è un punto caro al sindaco Baccini che, per la verità, ha chiesto proprio a noi imprenditori del settore, il supporto per sviluppare il corretto piano di corsi professionali.

E il futuro?

Io lo vedo luminoso. In questi ultimi due anni abbiamo registrato un +25-30% di armatori stranieri, soprattutto del Nord Europa, che scelgono Fiumicino per lasciare le loro barche anche d’inverno. Siamo ben collegati, vicini all’aeroporto, pieni di servizi. Per gli stranieri avere una base al centro del Mediterraneo vuol dire venire il weekend e andare alle isole Pontine in breve tempo, e l’estate avere come mete Corsica, Sardegna, Sicilia, o con un po’ più di tempo arrivare alle Baleari o alla Grecia. Serve solo che noi, per primi, ci crediamo. Noi, per parte nostra, abbiamo issato lo stemma di Fiumicino sul nostro catamarano “Bellamossa” per sottolineare, anche a Miami, quanto questa città meriti un posto d’onore nel mondo della nautica.

Vede un supporto da parte delle Istituzioni?

Il piano governativo, regionale e comunale della Blu Economy prende in considerazione la riqualificazione dell’area costiera di Roma, piccole opere e la realizzazione di un nuovo porto per i mega yacht e qualche nave, che potrà dare un nuovo impulso a tutto l’indotto che gravita intorno al mondo della nautica e della navigazione. Così lo sarà anche l’America’s Cup che si svolgerà, per la prima volta in 174 anni, in Italia. È bello constatare come la Presidente Meloni abbia sottolineato che questo evento di grande importanza sarà utile anche per rimarcare a livello mondiale la tecnologia che la nostra industria cantieristica, prima per la vendita di imbarcazioni al mondo, è in grado di esprimere”.

Segnali dell’attenzione che le istituzioni stanno riservando al comparto sul quale si basa buona parte dell’economia di Fiumicino.