La chiamata alla Capitaneria di Porto è partita ieri mattina alle 10.00 in punto: “C’è un cadavere sulla spiaggia del Riviera”. Al telefono Carlo Salce, uno dei titolari dello stabilimento, raccontava trafelato come poco prima si fosse imbattuto nel suo giro di controllo mattutino nel corpo di un uomo trovato tra le onde del mare e la battigia. Al primo sguardo era sembrato quasi un tronco adagiato sulla riva ma poi, passo dopo passo, la visione era diventata sempre più nitida: si trattava di un corpo umano.

A quel punto arrivavano sulla spiaggia a transennare l’area gli uomini della Guardia Costiera, seguiti dai Carabinieri della Stazione di Fregene, tutti impegnati a risolvere il mistero sul quale indaga ora la Procura di Civitavecchia. Il corpo era da giorni in acqua, gonfio e in stato di decomposizione, il medico legale che lo ha ispezionato non ha potuto stabilire con precisione per quanto tempo è stato in mare. La temperatura rigida di questi ultimi giorni potrebbe aver favorito la sua  conservazione ben oltre l’intervallo dei sette-dieci giorni ipotizzati inizialmente.

Tra i 50e i 60 anni, calvo, barba bianca, senza segni apparenti di violenza, l’uomo è stato trovato seminudo con i vestiti arrotolati sulla testa e intorno ai piedi provocati dalla lunga permanenza in mare. “Aveva una maglietta blu a maniche corte che gli era salita sul collo – racconta Paolo Gioia, pescatore locale che ha aiutato i militari a tirare su dalla riva il corpo – stava a faccia in giù sulla sabbia, indossava una tuta della Champion e una felpa color verde militare, ai piedi aveva scarpe di marca dell’Adidas”.

Nessun documento addosso, tatuaggi, cicatrici, utili a risalire all’identità, solo un rilievo sull’addome all’altezza dell’ombelico e una striatura sulla fronte, magari entrambe provocate dal movimento sulla sabbia. Ma c’è un particolare rilevante che potrebbe indirizzare le indagini, in uno dei calzini  neri, ancora ai piedi dell’uomo, sono stati trovati arrotolati 120 euro, un elemento che potrebbe far pensare a un senza fissa dimora, un clochard, magari caduto o spinto nel Tevere e poi arrivato dopo diversi giorni a Fregene. Si passano al setaccio i casi di persone scomparse nelle ultime settimane anche se non è detto che sia stata sporta denuncia.

“In questi ultimi giorni il vento prevalente è stato sempre quello da sud – spiega il pescatore Paolo Gioia mentre si trova a pochi metri dal cadavere sulla riva dello stabilimento Barracuda proprio accanto al Riviera – quindi l’uomo potrebbe essere rimasto per diversi giorni nella foce del fiume e poi, una volta finito in mare, essere spinto dal vento di Scirocco fino alla nostra spiaggia. E non deve essere rimasto a lungo in mare perché altrimenti avrebbe i segni sul corpo dei morsi dei pesci predatori, tipici di quando si resta immersi a lungo”.

Il giallo allora è aperto, potrebbe trattarsi di un incidente? Di un’aggressione finita male magari proprio per arrivare a quei 120 euro guadagnati chissà come? Non si può escludere nemmeno il suicidio, considerato il picco che il fenomeno assume proprio nei giorni delle feste quando la solitudine e i ricordi pesano come macigni. Ma perché allora tenere quei soldi nel calzino? Il quadro sarà più chiaro dopo l’autopsia disposta dalla Procura di Civitavecchia che ha autorizzato già ieri sera il trasferimento dalla spiaggia della salma, prelevata dalla Polizia Mortuaria.