In margine alle celebrazioni del cinquantennale di Aeroporti di Roma (società il cui azionista principale è riconducibile da dieci anni e più ai Benetton) tenute lo scorso 12 febbraio e al clima euforico consono a eventi simili in cui, accanto ai padroni di casa, anche vari interlocutori istituzionali hanno parlato di piani di sviluppo faraonici, passeggeri raddoppiati, sostenibilità garantita, investimenti, premi, ecc., il Comitato FuoriPISTA ribadisce ancora una volta:

1. non siamo per partito preso contrari allo sviluppo aeroportuale purché esso avvenga nei limiti delle legge vigenti, nel rispetto delle norme e dei vincoli che regolano l’utilizzo dei terreni protetti e non, e ai limiti posti all’inquinamento atmosferico ed acustico;

2. che qualsivoglia piano di sviluppo dovrà quindi essere realizzato soltanto ed esclusivamente all’interno dell’attuale sedime aeroportuale. Ricordiamo infatti che oltre ai pareri negativi già espressi sul Masterplan 2030 dalla Commissione VIA, dal Ministro dei Beni culturali e dal Ministro dell’Ambiente, Adr ed ENAC hanno perduto la causa di fronte al TAR del Lazio che con sentenza n. 03051/2021 ha stabilito che è vietata qualsiasi costruzione e infrastruttura aeroportuale all’interno della Riserva Statale del Litorale RomanoQuindi né raddoppio, né quarta pista.

Ricordiamo inoltre che il millantato piano di investimenti “totalmente privato” di ulteriori 9 miliardi che si aggiungono al miliardo e mezzo già speso sono frutto dell’accordo che ha concesso al gestore-concessionario ADR un aumento sulle tasse di imbarco proporzionato alle opere via via realizzate. In sostanza, non solo i famosi investimenti provengono dalle tasse di imbarco pagate dei passeggeri, ma per effetto della bocciatura del Masterplan 2030, che ha bloccato nuove opere, AdR ha continuato e continua a percepire dal 2012, cioè dalla firma della Convenzione-Contratto di Programma Enac-AdR, l’aumento delle tasse di imbarco a fronte di opere non realizzate e non realizzabili.

E’ inutile ricordare che – come è accaduto nei precedenti progetti e piani di sviluppo – le previsioni riguardo all’aumento favoloso del numero di passeggeri non sono suffragate da stime fondate. Malgrado quanto si è detto nel clima euforico della giornata, Fiumicino sta riuscendo a stento a ritornare al numero di passeggeri pre-pandemia e questo malgrado il contribuito importante di circa 10 milioni di passeggeri dovuti al trasferimento dei voli low cost da Ciampino a Fiumicino. Come Comitato FuoriPISTA riteniamo, in proposito, che sia indispensabile individuare un secondo aeroporto regionale dove trasferire i voli low cost, liberando Fiumicino da una concorrenza sleale, tanto più in mancanza di una vera e propria compagnia di bandiera.

In ultimo, ci chiediamo: è mai possibile che dopo più di dieci anni in cui sono stati evidenziate in ogni sede e luogo, le gravi e numerosissime carenze di ogni ordine e tipo – da quelle ambientali alla salute, dalla grave subsidenza a cui sono soggetti i terreni delle piste alle previsioni di traffico, dalle procedure di volo alla capienza degli aerei e all’utilizzo delle piste, carenze che hanno caratterizzato tutti i piani di sviluppo presentati dal concessionario AdR, è mai possibile che ancora si ricominci con l’idea di una Capitale con un unico enorme e abnorme aeroporto per oltre 90 milioni di passeggeri (che però si dice dovrebbe essere “sostenibile” per gli abitanti dell’intorno aeroportuale, anche se il Leonardo da Vinci non è ancora riuscito ad aggiornare l’impronta acustica ferma al 2005)  mentre tutte le altre grandi capitali europee e non solo usufruiscono ciascuna di più di un aeroporto? E questo mentre il cambiamento climatico e i gravi rivolgimenti geopolitici non lasciano prefigurare facilmente quale sarà il futuro anche del trasporto aereo?

Comitato FuoriPISTA