Riceviamo e pubblichiamo:

“Per la prima volta dopo tanti anni ho deciso, non senza una profonda riflessione, di non partecipare al consiglio comunale di oggi incentrato sul futuro occupazionale e strategico dell’aeroporto “Leonardo da Vinci”. Semplicemente ho ritenuto paradossale il tema stesso dell’incontro se si considerano le premesse politiche declamate in campagna elettorale dal Sindaco Montino. Perché forse la cosa è sfuggita alla maggior parte dei consiglieri comunali freschi di nomina, ma ci troviamo esattamente di fronte a un clamoroso esempio di paradosso degno del famoso filosofo Zenone di Elea. Ma anziché avere il veloce Achille e la lenta tartaruga qui abbiamo il serio problema occupazionale legato all’aeroporto e la ferma volontà di Montino di negare i progetti di ampliamento dello stesso. In pratica se da una parte si gettano le basi per un ridimensionamento del peso strategico nazionale e internazionale dell’aeroporto Da Vinci, con una emorragica perdita di occasioni lavorative legate al mancato raddoppio, dall’altra si fanno proclami demagogici sulla tutela del futuro dei lavoratori. Trattasi appunto di paradosso a tutti gli effetti. Partecipare alla celebrazione di questo tipo di ragionamenti indirizzati al nulla se non alla presa in giro dei cittadini è per me insopportabile. Firmare questo tipo di documento equivarrebbe per me a partecipare a una marcia per la pace imbracciando un mitra o manifestare contro la vivisezione indossando una pelliccia di visone: paradossi a cui mi sottraggo in via di principio. Con quale grado di onestà intellettuale il Sindaco Montino si presenterà a questo incontro, forte del suo programma che prevede l’allontanamento delle compagnie Low-Cost da Fiumicino e l’annullamento dei progetti di espansione del sedime aeroportuale? Ad analizzare l’intera politica di Montino inizio a pensare che veramente alla base ci sia un certo innamoramento per il paradosso. Prendiamo il caso del “fantomatico” sottopasso del Tevere… mi viene in mente una frase di Nikita Kruscev il quale affermava che “un politico sarebbe in grado di promettere un ponte anche laddove non ci sia un fiume”. Ebbene noi abbiamo un ponte, abbiamo un fiume, allora perché non promettere un sottopasso? La tanto auspicata competenza della giunta nominata da Montino è stata demolita dalla nomina di uno studente in legge poco più che ventenne all’area edilizio-urbanistica. La trasparenza del palazzo di vetro comunale è stata oscurata come l’ultimo streaming del consiglio comunale. Contraddizioni evidenti al punto di divenire paradossi appunto. Oggi il Consiglio Comunale non ha firmato un documento che tutela l’occupazione ma un indulto simbolico alle false promesse elettorali di Montino. Io non voglio essere complice di Montino nella sua falsa politica”.

Mauro Gonnelli