Sul fenomeno Geyser che si è affacciato a Fiumicino da fine agosto, interviene l’esperto vulcanologo, il professore Giancarlo Ciotoli, docente di Analisi geospaziale presso l’Università La Sapienza di Roma.”Il 24 agosto scorso è avvenuta una improvvisa eruzione di gas nell’area del delta del Tevere, in prossimità dell’aeroporto internazionale di Fiumicino. Nei giorni scorsi, abbiamo sentito parlare di geyser, di vulcani di fango o, addirittura, di un nuovo vulcano a Fiumicino – si legge nella nota – Questo tipo di emissioni, caratterizzate da una temperatura prossima ai 20°C e composte prevalentemente di anidride carbonica, sono in realtà delle mofete e sono riconducibili, per la loro composizione, ai gas geotermici rilasciati nelle aree vulcaniche circostanti (Colli Albani e Monti Sabatini). La composizione ed il grande volume di gas emessi fanno pensare ad una origine molto profonda (mantello?) e non ricollegabile, come si sarebbe potuto pensare a seguito della localizzazione in un’area alluvionale, all’emissione di biogas superficiali. Questo tipo di emissioni possono avvenire, in aree anche distanti dagli edifici vulcanici, grazie alla presenza di sistemi profondi di faglie e fratture che permettono ai gas di risalire fino alla superficie, e la rimozione dei terreni superficiali, a seguito di scavi o perforazioni, ne può favorire la fuoriuscita improvvisa. L’eruzione avvenuta a Fiumicino solleva il problema della potenziale pericolosità di questi gas endogeni che si accumulano in maniera cospicua nei sedimenti del delta del Tevere, dove sono temporaneamente “sigillati” dagli orizzonti argillosi impermeabili. Operazioni di perforazione, interrompendo la copertura impermeabile e permettendo così al gas in pressione di raggiungere la superficie, possono innescare violente ed improvvise emissioni, come quella osservata. Perforazioni future e scavi nel delta del Tevere dovrebbero pertanto essere basate su una conoscenza precisa della distribuzione di gas endogeni nel substrato geologico. Un team internazionale, composto da ricercatori italiani (“Sapienza”, Università di Roma, in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia “INGV”) e americani (Indiana University, presso Bloomington), sta effettuando studi di dettaglio sull’origine di queste manifestazioni gassose”.