Altre cabine crollate per l’erosione. Questa volta sono state quelle del Capri a venire giù, quelle belle cabine di legno di un altro stabilimento storico condannate a finire in acqua. Paradossalmente i lavori di rinforzo dell’argine del canale delle Acque alte, iniziati a febbraio, sembrano aver peggiorato la situazione. “L’allungamento dell’argine doveva avvenire insieme alla installazione del geo-tubo che avrebbe protetto la costa – intervengono i balneari – così invece si è creata una corrente che erode ancora di più la spiaggia e senza bisogno di grandi mareggiate”.
La situazione appare talmente compromessa che alcuni gestori stanno prendendo in considerazione l’ipotesi di non aprire proprio l’attività per la imminente stagione e rappresentati da un legale hanno scritto alla Regione Lazio, al Comune di Fiumicino e alla Capitaneria di Porto di Roma per denunciare i danni e richiedere interventi di emergenza.
“L’anomala erosione di questi giorni – si legge nell’esposto dello studio legale Zunarelli – ha portato via 800mila mc di sabbia provocando il crollo di parte delle strutture e di pertinenze demaniali. Si invitano pertanto gli enti a un sopralluogo per la constatazione dei danni causati, dello stato dei luoghi e di pericolo in cui si trovano attualmente gli stabilimenti con rilascio di verbale”. Un sopralluogo che considerando il crollo di alcune strutture potrebbe ufficialmente decretarne lo stato di pericolo e quindi la chiusura.
Ma l’azione legale non è l’unica arma dei concessionari, insieme al comitato “Salviamo la spiaggia di Fregene” che riunisce tutte le principali associazioni del territorio e ha raccolto migliaia di firme, stanno preparando azioni di protesta eclatanti. “Dieci anni di attesa e di preghiere non hanno portato a nulla se non a veder sparire giorno dopo giorno 80 metri di spiaggia – conferma Luca Pacitto del Point Break – adesso si cambia registro con forti manifestazioni di protesta, con la prima bloccheremo la strada di accesso da Roma a Fregene”.