“Ci risiamo. Mercoledì 14 giugno alle ore 12.00 avrà luogo l’ennesimo tentativo di s-vendita della concessione demaniale novantennale dell’area del Vecchio Faro (oltre 100 ettari tra aree costiere e marine), che potrebbe veder sorgere il porto turistico-crocieristico dopo il fallimento di quello della Concordia. Stavolta noi costiamo meno della precedente asta fallimentare: poco più di 14 milioni”. È quanto dicono con una nota il Collettivo NO Porto, APS LaboraStoria, APS TeRRRe, Cooperativa Sociale Namasterra.

“Come si può svendere – si legge nella nota – a quel prezzo una concessione così lunga nonostante la media, più utilizzata a norma di legge,  sia di trent’anni? Come può essere considerato legittimo regalare ad un privato un bene comune? Come è possibile che un’area dal grande valore storico, naturalistico e affettivo continui ad essere martoriata in nome di un profitto a vantaggio di pochi, mentre le conseguenze negative ricadrebbero su tutta la collettività? A chi altri, se non a grandi speculatori, potrebbe fare gola quella concessione a un prezzo così basso?

Questi gli interrogativi su cui continuiamo a fare leva per chiederne il ritiro perché, se è vero che il progetto di Royal Caribbean ci spaventa tantissimo, è vero anche che esistono altre variabili che rischiano di dover essere prese in considerazione.

Quello che sta succedendo in questi mesi è pericoloso! Per la salute e la qualità della vita dei cittadini, per la svalutazione del territorio e le gravi conseguenze ambientali, per paura del malaffare. Troviamo sia grave anche il fatto che se ne parli così poco.

Il porto viene proposto come grande opportunità di lavoro e crescita per il territorio, ma sappiamo che questa è una grande mistificazione della realtà. Oltre al fatto che la foce del Tevere, il più grande fiume del centro Italia, non si presta strutturalmente ad ospitare un grande porto crocieristico, questo sarà operativo quando i ragazzini di Fiumicino avranno finito di studiare grazie ai nostri sacrifici, e per loro non vogliamo lavoro non specializzato per far arricchire pochi speculatori sui resti di un territorio che andrebbe difeso anziché distrutto.

Non vogliamo nel futuro doverci confrontare con studi epidemiologici per l’aumento di tumori e altre malattie legate alla contaminazione ambientale del porto e delle grandi navi, come purtroppo già succede ai nostri vicini di Civitavecchia.

Per questo, continuiamo a organizzare azioni dimostrative volte a sensibilizzare la collettività e abbiamo aderito alla petizione popolare indetta dai tavoli del Porto per la richiesta di decadenza della concessione e abbandono del progetto per il porto al vecchio faro, raccogliendo già più di 2000 firme.

Noi non vogliamo dover sperare che all’asta non si presenti Royal Caribberan (magari per aspettare ulteriori svalutazioni), noi vogliamo che la concessione venga ritirata e che emergano, dal lavoro concertato di tutte le istituzioni che tengono a questa comunità, o al fatto che anch’essa vota, alternative progettuali di riqualificazione che si fondino sulla naturale, e splendida, vocazione del luogo.

Chiunque voglia può venire a mettere la propria firma, perché la raccolta non si ferma, esattamente come la lotta”.