
L’intervista aa Andrea Bellucci, il padre di Beatrice, la ventenne morta nel tragico incidente di venerdì sera sulla Cristoforo Colombo. Gli investigatori stanno cercando di ricostruire la dinamica, anche con l’aiuto delle telecamere. Il padre del giovane alla guida della Bmw sostiene che anche l’auto del figlio sarebbe stata tamponata da un terzo veicolo, poi sparito nel nulla. Chiunque sia il responsabile doveva procedere a una velocità altissima a giudicare dalle condizioni delle auto.

di Paolo Chiriatti – Il Messaggero
“Davanti alla villetta della famiglia di Beatrice la processione di amici e conoscenti è continua. Suo papà Andrea non si dà pace: “Il mio angioletto sta qua. È con me, sì è sempre con me”.
Come e quando ha saputo dell’incidente?
“Ero a cena fuori con degli amici. Ogni tanto controllavo se mia figlia era connessa a WhatsApp. Un’abitudine, un modo per tranquillizzarmi. Sono un genitore, quando i miei ragazzi escono la sera un po’ di apprensione c’è sempre. Quando ho visto che non era connessa da prima delle 22 mi sono preoccupato. Ho chiesto a Noè, il papà di Silvia, se lui avesse notizie. Ha un’applicazione che gli consente di localizzare il cellulare della figlia, ha scoperto che l’ultimo segnale indicava la stessa ora, e che la posizione era a piazza dei Navigatori. Mi ha avvisato lui”.
Cosa è successo dopo?
“Mi sono precipitato lì con Federico, l’altro mio figlio. Per lui lo strazio più grande è stato scoprire che il cuore di Beatrice si era già fermato”.
La sua famiglia è molto unita. E la vicinanza del quartiere è palpabile.
“È vero. Dopo l’incidente è partito il tam tam, ho avvisato tutti e già dalla scorsa notte ho sentito la vicinanza di tutti quelli che hanno voluto bene alla mia Beatrice”.
Siamo ancora alle prime battute per quanto riguarda le indagini. Sembra che a provocare lo schianto mortale siano stati dei coetanei di sua figlia. Prova rabbia nei loro confronti?
“Provo dolore, solo questo. Mia moglie Teresa è fuori di sé. Chiede giustizia. Per lei questa tragedia non ha senso, come non ha senso per me”.
L’amica di Beatrice, Silvia, è viva, anche se in gravi condizioni. Tutti dicono che il loro era un legame speciale. Ce lo descrive?
“Si conoscono da tantissimo tempo. Mia figlia ha fatto il liceo scientifico a Ostia. Silvia ha frequentato il Massimo all’Eur. Due ragazze come ce ne sono poche, serie, studiose. Si vedevano tutti i giorni, anche all’università”.
Anche voi eravate molto uniti, vero?
“Io amo il tennis, lei giocava a volley a livello agonistico. Per venirci incontro avevamo trovato il compromesso del padel. Fingevamo di litigare, spesso si univa anche il fratello, Federico. Loro due sono sempre stati molto uniti. Lei 20 anni, lui 24. Avevano tanti amici in comune. E si sentivano o vedevano quasi tutti i giorni, anche quando lui è andato a vivere da solo qui vicino, all’Axa”.
Che abitudini aveva sua figlia? Le ha mai dato motivi di preoccupazione?
“Mai, durante la settimana non faceva tardi. Usciva il fine nei week-end, sempre con ragazzi che frequentano casa e che conosco bene. E poi le cose sono andate così”.
