Quarant’anni nella nautica, un legame indissolubile con Fiumicino. Pino Rinaldi, figura storica del settore, rilancia oggi il Consorzio Nautico del Lazio con l’obiettivo di riportare il settore ai fasti di un tempo. “Mi sono rimesso in gioco – racconta – ho trovato un’attenzione nuova da parte delle istituzioni, sia dalla Regione Lazio che dal Comune di Fiumicino. Lavoriamo per un futuro concreto”.

Negli anni d’oro, fino al 2010, Fiumicino contava 15 cantieri navali attivi. Oggi, la maggior parte è stata riconvertita in rimessaggi. “Ne sono rimasti pochissimi, riprendere la produzione sarà difficile, ma è fondamentale. Serve fiducia, servono investimenti, serve un progetto condiviso”.
Rinaldi guida oggi Diamond Marine, realtà specializzata nel restauro di imbarcazioni d’epoca in legno. Con lui, la famiglia è interamente coinvolta: il figlio Andrea gestisce il Cantiere Delta, mentre la moglie e le figlie, Silvia e Giorgia, curano i progetti Tre Nodi e Tevere Time. “La nostra forza? Le maestranze locali – spiega – a Fiumicino ci sono ancora falegnami, carpentieri e maestri d’ascia capaci di lavorare il legno come pochi altri al mondo. È grazie a loro che abbiamo attirato una clientela internazionale, soprattutto dall’Europa ma anche da Canada, Francia e Regno Unito”.

Tra le barche restaurate, spiccano vere e proprie icone come il Desiré del 1912, costruito in Norvegia per la casa reale Hohenzollernda cui discendeva l’imperatore Guglielmo II. Poi il Nesaea, yacht a vela di 16 metri progettato da Camper & Nicholsons, appartenuto a una signora romana che aveva pensato di demolirlo. Senza dimenticare il Coralisle, 22 metri, ex barca di Winston Churchill, oggi in restauro per conto di un ingegnere naturalizzato in Canada, un inglese che progetta e costruisce piattaforme petrolifere e si è innamorato di questa barca.
“La ripresa è iniziata dopo il Covid, ma rischia di spegnersi se non arrivano supporti strutturali – profetizza Rinaldi – Le istituzioni devono capire che la nautica non è solo per ricchi. Va vista come settore economico e strategico per il territorio, capace di creare migliaia di posti di lavoro.”
Le richieste del Consorzio Nautico alle istituzioni sono concrete, precise, in grado di cambiare da subito la prospettive: rinnovo delle concessioni, fondamentali per pianificare investimenti, dragaggio costante della foce del Tevere, riqualificazione della viabilità, in particolare via Monte Cadria, arteria di accesso ai cantieri.
“Abbiamo già avuto incontri con Regione e Comune – rivela Rinaldi – Ci è stato promesso che a breve sarà dragato nuovamente il fiume. Siamo fiduciosi. Il sindaco Baccini ci ha garantito supporto su concessioni e infrastrutture”.
La visione di Rinaldi guarda anche all’estetica e alla sostenibilità. “Dobbiamo pulire il corso del Tevere, togliere le barche affondate, imporre nei bandi l’obbligo per i concessionari di mantenere i cantieri in ordine, con aree verdi. Dobbiamo rendere la foce del Tevere un luogo accogliente per turisti e armatori”.
Un segnale importante del nuovo clima che si registra tra gli operatori arriva proprio dal Consorzio. “Durante gli anni bui molti soci si erano dimessi – aggiunge Pino – Ora mi chiamano per rientrare. Abbiamo approvato un nuovo regolamento, stiamo tornando a crescere. L’obiettivo? Tornare almeno a 60 soci attivi tra Ostia e Fiumicino”.
C’è anche un progetto con la Regione per una scuola professionale nautica. “Oggi mancano giovani disposti a fare gli artigiani: idraulici, elettricisti navali, falegnami. Se il settore riprende, possiamo offrire centinaia di posti di lavoro. Ma servono formazione e visione”, aggiunge.

La strategia per il rilancio passa anche da un piano di comunicazione verso l’estero. “Partecipare a fiere nautiche internazionali è fondamentale. Gli armatori stranieri devono sapere che qui trovano qualità, esperienza, accoglienza e competenze uniche, abbiamo falegnami, maestri d’ascia e carpentieri navali la cui maestria è rara e riconosciuta a livello internazionale: un patrimonio umano che pochi al mondo possono vantare”. Pino Rinaldi non ha dubbi: “Fiumicino può diventare la capitale della nautica. Abbiamo tutte le carte in regola per tornare allo splendore di un tempo. Ma serve una sinergia forte tra imprenditori, istituzioni e cittadini. La nautica è nel Dna di Fiumicino e oggi abbiamo la grande occasione di riscrivere il nostro futuro”.