Con la primavera si risveglia la natura, l’energia e una gran voglia di fare. Dalle finestre della scuola si vedono gli alberi con i primi germogli e viene voglia di disegnare sulle pareti quella primavera che tutti portiamo nel cuore. Allora parte il tamtam, ci si incontra  nei corridoi alla Porto Romano e la domanda è la stessa ormai da 10 anni: “Ma quando si dipinge?”. Siamo sempre più numerosi, i nuovi colleghi chiedono di fare parte del gruppo ed il loro entusiasmo diventa contagioso. Quest’anno siamo stati coordinati dalla prof. Piconese, vulcanica insegnante di matematica e scienze, responsabile per la nostra scuola del progetto Tirreno Eco -Schools. Sul modello del piano terra, vogliamo trasformare anche i corridoi del secondo piano in viali alberati, abbiamo scelto le mimose con le loro infiorescenze gialle e in basso  disegneremo le violette su un grande prato verde e poi farfalle, libellule e uccellini variopinti. In questa bella avventura alla ricerca della bellezza hanno collaborato insegnanti e genitori che insieme si sono prodigati per trasformare anno dopo anno la Porto Romano in una delle più belle scuole del territorio. Il lavoro è impegnativo ma nasce dalla consapevolezza che l’ambiente in cui viviamo ci condiziona, ci educa e poi guida i nostri comportamenti. Quando insieme ai genitori dipingiamo le classi gli studenti ci chiedono il barattolino di tempera per fare i ritocchi e quando compare qualche  macchia sulla parete dell’aula, sono loro che si offrono per pulirla. E’ diventato cosi naturale che anche i nuovi  genitori ci chiedono di poter partecipare e si rendono disponibili per curare la scuola. Allora mi viene in mente la teoria delle finestre rotte, una teoria criminologica sulla capacità del disordine urbano e del vandalismo di generare criminalità aggiuntiva e comportamenti anti-sociali. La teoria afferma che mantenere e controllare ambienti urbani reprimendo i piccoli reati e gli atti vandalici, contribuisce a creare un clima di ordine e legalità e riduce il rischio di crimini più gravi. Ad esempio l’esistenza di una finestra rotta (da cui il nome della teoria) potrebbe generare fenomeni di emulazione, dando così inizio a una spirale di degrado urbano e sociale. La teoria fu introdotta nel 1982 in un articolo di scienze sociali di James Q. Wilson e George L. Kelling. Per questo puliamo e curiamo i nostri spazi e vediamo che i ragazzi li rispettano, non sporcano e se il caso chiedono, loro, di ripulire.
Questo è parte del nostro processo educativo, gli studenti imparano nelle normali attività didattiche, ascoltano le lezioni, sono pronti al dibattito, studiano a casa, restituiscono nelle verifiche quello che hanno imparato. Ma poi andiamo oltre  convinti che per loro sia importante anche l’esempio concreto che viene dall’osservazione dell’educatore. E quando ci vedono con il rullo in mano a tinteggiare i corridoi leggiamo lo stupore, la gratitudine mista a riconoscenza, i ragazzi ci osservano ci giudicano, loro hanno davvero bisogno di esempi concreti.
L’esempio lo diamo anche quando organizziamo per loro delle uscite didattiche, ci vedono impegnati nel nostro tempo libero, fuori dall’orario di servizio ad organizzare, contattare associazioni passare e ripassare nelle aule per raccogliere le autorizzazioni, un lavoro silenzioso ma importante che a volte manda in crisi la segreteria per la prenotazione degli autobus. D’altronde sul trasporto pubblico non possiamo contare.
Noi insistiamo perché l’uscita didattica ha un forte valore educativo, i ragazzi visitano luoghi importanti del nostro territorio che non conoscono. Rimaniamo sorpresi ogni anno quando i tre quarti dei ragazzi della prima media confessano di non essere mai entrati nel Colosseo alcuni non lo hanno mai visto nemmeno da fuori.  La visita ad una mostra, ad un parco archeologico, ad un monumento dovrebbe, essere anche per le famiglie, azione da mettere in campo in quel difficile compito di educare i figli. Attraverso le uscite didattiche facciamo conoscere direttamente il nostro patrimonio forti del motto “se conosci l’Arte la ami, se la ami la sai difendere” e a scuola invitiamo i ragazzi a diventare paladini del nostro patrimonio artistico che va difeso e valorizzato per divenire vera risorsa strategica del paese.
Nelle nostre giornate di pittura a scuola, ormai da qualche anno, abbiamo vicino l’assessore Paolo Calicchio che armato di pennello contribuisce alla cura dell’ambiente e si lancia in sperimentazioni ardite come la pittura a spatola che abbiamo fatto lo scorso anno nell’atrio. Condividiamo con Paolo questo impegno fatto di azioni concrete che vanno ad incidere direttamente sulla qualità dell’ambiente e sulla vivibilità degli spazi interni alla scuola.
In questa ultima giornata di pittura organizzata il 21 marzo oltre a noi professori e ai genitori hanno partecipato i Vigili del Fuoco in pensione. Questi “giovani nonnetti”  da qualche mese scortano i nostri studenti al servizio di trasporto scolastico del Comune. I Vigili volontari sicuramente più esperti di noi hanno diretto i lavori,  diluito la tempera nella giusta consistenza, sistemato i rulli e le pennellesse e dato il via alle operazioni di tinteggiatura.
Il 21 marzo si è verificato un episodio curioso e bello da raccontare, i ragazzi di via Bombonati che il pomeriggio frequentano la nostra scuola per imparare l’italiano si sono offerti di aiutarci e armati di rullo si sono uniti all’allegra compagnia. Anche loro hanno pulito la scuola, quella scuola che accoglie, integra e fortifica il senso di comunità.


Concludiamo questa chiacchierata sulla scuola con una frase che i nostri ragazzi hanno scelto lo scorso anno per un’opera che abbiamo realizzato nell’ambito del progetto Unicef che ci ha portati alla certificazione di “Scuola amica dei bambini”. La frase è di Gandhi e dice così: “Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”.

di Roberta Ambrosini