Questa mattina sui principali quotidiani romani è riportata la notizia della richiesta di condanna per Esterino Montino e per l’ex tesoriere Dem alla Pisana Mario Perilli. Al termine del processo, che ha seguito il rinvio a giudizio del settembre 2017 per le “Spese pazze” alla Regione Lazio, il pm Alberto Pioletti ha chiesto infatti la condanna a 2 anni e 4 mesi per truffa e peculato nei confronti dell’allora capogruppo del gruppo Pd in Regione Esterino Montino, oggi sindaco di Fiumicino. Per gli stessi reati, a cui va ad aggiungersi la corruzione, sono stati chiesti 3 anni di reclusione all’ex tesoriere Dem alla Pisana Mario Perilli.

La vicenda
La storia è nota e ha riguardato un po’ tutte le Regioni d’Italia per le spese allegre fatte in quel periodo, anche se nella maggior parte dei casi il giudizio è stato più tempestivo visto che i rilievi si riferiscono ad un periodo compreso tra il 2010 e il 2012, nello specifico della Regione Lazio quando alla sua guida c’era Renata Polverini. Alla fine del 2017 sono stati rinviati  a giudizio anche i 16 ex consiglieri regionali Pd del Lazio, tra cui l’ex capogruppo e attuale sindaco di Fiumicino Esterino Montino, coinvolti nell’inchiesta sulla gestione dei fondi destinati ai gruppi consiliari. Lo aveva deciso il gup Alessandra Boffi accogliendo le richieste dei pm Alberto Pioletti e Laura Condemi. I reati contestati, a seconda delle posizioni, erano: peculato, abuso d’ufficio, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio e truffa.

I reati contestati
Erano di due tipi le accuse mosse ai politici. La prima l’assunzione illecita di portaborse, che avrebbe causato un danno alle casse regionali, in questo caso la contestazione era quella dell’abuso d’ufficio.
Il secondo filone di inchiesta riguardava invece i pagamenti ad alcune associazioni fatte con i soldi provenienti sempre dalle casse del gruppo regionale. Qui le accuse erano truffa e peculato. Il caso esemplificativo era quello del quotidiano on line Nuovo Paese Sera. Alla società che gestiva il giornale sono arrivati 64mila euro, ma secondo gli inquirenti a questi soldi  non sarebbe seguita una corrispondente attività, nonostante la società stessa avesse presentato fatture per la “pubblicazione materiale informativo su attività del gruppo inerente le tematiche di politica sanitaria”. In cambio di quei finanziamenti, secondo gli inquirenti sarebbe è stata assunta come segretaria amministrativa a Paese Sera, per un anno e mezzo, la figlia di Perilli. Motivo per cui, per l’ex tesoriere si profilava anche l’accusa di corruzione.

Le richieste del pm
Durante il processo sono rimaste in piedi le accuse per truffa e peculato, così il pm ha chiesto ora la condanna a 2 anni e 4 mesi per quei reati per l’allora capogruppo Esterino Montino e la condanna a 3 anni per Mario Perilli, all’epoca tesoriere del gruppo, accusato anche di corruzione per l’assunzione della figlia al giornale online. Tra gli imputati c’è anche la segretaria di Perilli, Maria Assunta Turco, che rischia 2 anni e 4 mesi per peculato e truffa. Infine 3 anni di reclusione con le accuse di corruzione e peculato sono stati chiesti per Massimo Vincenti, amministratore della società “Nuovo Paese Sera”.

La prescrizione
Riguardo al capitolo dei portaborse, privi secondo l’accusa delle qualità richieste dalla legge per l’assunzione, il pm ha chiesto l’assoluzione per intervenuta prescrizione dal reato di abuso d’ufficio dei consiglieri regionali Tonino D’Annibale, Umberto Carlo Ponzo, Enzo Foschi, Carlo Lucherini, Marco Di Stefano, Bruno Astorre, Claudio Mancini, Claudio Moscardelli, Giuseppe Parroncini, Francesco Scalia e Daniela Valentini. Per la stipula di questi contratti la Regione aveva speso un milione e 500 mila euro.

La difesa di Montino
“Sui fatti contestati rimaniamo convinti di essere rimasti sempre dentro la normativa vigente – aveva dichiarato il sindaco Montino alla vigilia del processo – sulla seconda contestazione, ribadisco che i contributi dati a Paese Sera sono relativi a campagne d’informazione, ritenendo fosse lo strumento più idoneo per parlare ai nostri elettori del centro sinistra. Molti giornali dicono non ci sia stata nessuna prestazione di servizio: non è assolutamente vero; anzi, abbiamo dimostrato, e messo a disposizione anche dell’autorità giudiziaria, e lo è anche dei media che lo volessero, copie delle campagne relative al periodo chiamato in causa”. 

La sentenza
La sentenza è attesa per l’11 gennaio 2021.