“A Maccarese in aggiunta all’attuale impianto di compostaggio da 30.000 t/a, vorrebbero realizzare un impianto, spacciato a parole per impianto di compostaggio, che sulla carta si rivela in realtà un digestore anaerobico da 95.000 t/a”. A renderlo noto è il Comitato Rifiuti Zero Fiumicino il quale spiega che si tratterebbe di “un impianto industriale che in assenza di ossigeno trasforma le sostanze organiche presenti nella parte umida dei rifiuti in un combustibile gassoso, il biogas, e che genera come sottoprodotto finale un “fango”, più o meno solido a seconda del tipo di processo adottato, chiamato digestato. Questa la definizione da dizionario che noi, molto grossolanamente, senza entrare per ora nel merito strettamente tecnico, alla luce della situazione dei rifiuti a Roma e in provincia traduciamo così: impianto di trattamento di rifiuti indifferenziati o malamente differenziati. Secondo noi questo è quello che potrebbe arrivare nella misura di quasi 100.000 t/a da Roma a Maccarese nel nuovo megaimpianto di viale dell’Olmazzetto, 16 ettari in piena Riserva Statale del Litorale, in un’area ricca di canali d’irrigazione, a ridosso di zone con presenza di biotopi di pregio, in zona agricola di PRG. Roma ha una raccolta differenziata di circa il 25%, con aumenti inerziali di scarsissimo conto, cosa potrebbe arrivare a Maccarese se non rifiuto tal quale?”. “Non possiamo oggi con un ciclo dei rifiuti assolutamente fuori legge ragionare sulla fattibilità di un impianto che dovrebbe funzionare a valle di una reale raccolta differenziata! Non possiamo ragionare su Megaimpianti quando invece serve una rete impiantistica di medie dimensioni diffusa sul territorio ma soprattutto posizionata dove deve stare: cioè in aree industriali – dicono i membri del Comitato – Quello inoltre che siamo riusciti a capire di questo progetto è che la fonte di finanziamento previsto sarebbero i fondi FAS regionali 2007-2013 , ossia Fondi per Aree Sottoutilizzate, che la Regione Lazio, con artifici burocratici, sembrerebbe aver dirottato sulla sanità per tamponarne il deficit. E’ una situazione confusa che dobbiamo approfondire per evitare che si trasformi in un altro Pizzo del Prete. Chiediamo all’Amministrazione di Fiumicino di fare la massima chiarezza su questa vicenda: tutti gli impianti volti al recupero di materia organica fanno parte integrante di un ciclo virtuoso dei rifiuti, perché dal trattamento di un buon organico si ricavano compost e ammendanti utilizzabili in agricoltura e nei ripristini ambientali, ma se l’organico trattato non è solo organico da raccolta differenziata di qualità (porta a porta) ma è invece semplicemente indifferenziato con percentuale minima di organico quello che se ne ricava dopo il trattamento è un prodotto con scarse possibilità di commercializzazione e assolutamente non utilizzabile in agricoltura. Il far precedere le parole dai suffissi “bio” o “eco” non garantisce la bontà del prodotto e la salubrità di un impianto. Abbiamo chiesto all’Assessore all’Ambiente e Qualità della Vita Gino Percoco e alla Commissione Speciale Rifiuti un incontro urgente per poter capire quale sia la reale portata del problema, a che punto si trovi l’iter procedurale di questo progetto, quale l’opinione espressa dal Comune di Fiumicino, quale il cronoprogramma di realizzazione, insomma tutte quelle informazioni necessarie per consentire a noi cittadini di poter esprimere un giudizio fondato su questioni di vitale importanza per la salute e per l’ambiente. Intanto chiediamo infine al Comune di esprimere parere contrario a questo specifico progetto nella procedura di VIA in corso in Regione”.