“Adesso vola in cielo e ricomincia a pedalare con la tua allegria e con i sorrisi che ci hai sempre donato. È stato un onore essere tuo nipote, sei stato un esempio, un continuo punto di riferimento, sei stato e sarai per sempre il mio grande zio Pasquale”. Così il consigliere comunale Mauro Gonnelli ha annunciato l’altro giorno la scomparsa di suo zio Pasquale Cetorelli, persona amata e stimata da tutta la città.  L’ultimo saluto c’è stato oggi alle 11 nella chiesa Santa Maria Porto della Salute di via Torre Clementina.
Pasquale Cetorelli non era un semplice cittadino di Fiumicino, bensì un pezzo di storia della località . Nato a Norcia nel lontano 26 aprile 1927 è ben presto dovuto diventare uomo. “Sono rimasto orfano di padre a soli 11 anni – ricordava in una intervista che ci ha concesso le 2009  – e dopo che una malattia ha reso inferma mia madre ho dovuto prematuramente smettere di studiare per andare a lavorare, per poter mangiare”. È stata la seconda guerra mondiale a segnare la sua giovinezza ed a forgiare la sua crescita. “Quando ci fu lo sbarco di Anzio delle truppe anglo-americane – ci ha detto Pasquale, che all’epoca accudiva i cavalli e trasportava i carretti – ricordo che era notte e mi trovavo a La Storta. Improvvisamente il cielo si illuminò a giorno e gli aerei militari rubarono lo scenario al silenzio della notte. Capii subito che non c’era tempo da perdere e tornai nella mia casa di Norcia a piedi”. Una volta terminato il secondo conflitto mondiale Pasquale andò in cerca di fortuna ad Aprilia, ma a distanza di poco tempo il destino l’ha portato a Fiumicino. “Avevo una cugina che possedeva un bar – ci ha raccontato Pasquale – e sono venuto a vivere qui per lavorarci. La mia abitazione si trovava a piazzale Eden”. All’epoca era il “Bar Giulio”, poi diventato “Torre Clementina”. E dietro quel bancone Pasquale, insieme con la sorella, c’è rimasto 60 anni prima di andare in pensione. Pasquale ha assistito all’alluvione che ha colpito Fiumicino nel 1947 ed è uno di quelli che usava la zattera per attraversare il Tevere. Nello stesso anno ha fondato la squadra ciclistica G.S. Fiumicino, tutt’ora esistente. Nel 1950 Pasquale è entrato come consigliere nelle squadra di calcio U.S. Fiumicino. “La zattera – diceva Pasquale – era l’unica alternativa per attraversare il fiume. Poi è stata costruita la passerella ad opera del nonno di mia moglie, chiamato “Pacchiarotti”. Intorno agli anni ’50 poi è stato costruito il ponte “2 Giugno”, che è rimasto l’unico attraversamento veicolare di Fiumicino. Prima c’era il ponte girevole, ma i tedeschi in piena guerra lo fecero saltare”. Negli anni successivi Pasquale conobbe Giuliana Gonnelli, che lavorava nella latteria di piazzale Eden. Ben presto convogliarono a nozze ed ebbero due figli maschi. “Giuliana – ci ha raccontato con piacere Pasquale – mi ha aiutato molto a vivere e a diventare più maturo”. Dopo tanti sacrifici, tanta sofferenza sembrava che nella vita di Pasquale e Giuliana finalmente splendesse il sole. “Invece – ci ha detto con gli occhi segnati dal dolore – durante un allenamento ciclistico, nostro figlio Vincenzo è stato investito e purtroppo a soli 16 anni ci ha lasciato. Aveva vinto in campo giovanile più di una gara ed aveva anche partecipato ai campionati italiani su pista a Ferrara. A lui è stato dedicato il campo sportivo e l’adiacente parco pubblico. Per noi questa disgrazia è stata una rovina”.
Pasquale era innamorato di Fiumicino, ma secondo lui mancava (e manca) qualcosa di importante. “Sono rammaricato per la mancanza della stazione ferroviaria – ci ha voluto dire alla fine dell’intervista − che la sua demolizione ha arrecato danni a tutti. Ai giovani, agli anziani, ai semplici cittadini. Hanno tolto un mezzo così utile con la scusa che c’erano pochi treni diretti nelle nostra località. Con la presenza del treno si sarebbe smaltito il traffico e ci sarebbe stato un risparmio economico da parte di chi si deve spostare con i mezzi propri. Ricordo quando Fiumicino non era sviluppata e c’era la stazione. La mattina arrivavano i pendolari con il treno, scendevano con i fagotti e andavano al mare”. La vita di Pasquale Cetorelli potrebbe essere racchiusa in un libro, che sia da insegnamento per i giovani.
Pasquale quando nominava suo nipote, Mauro Gonnelli, aveva gli occhi che brillavano e un sorriso che splendeva. Per Mauro, che oggi compie gli anni, non è un compleanno come tutti gli altri. A lui e a tutta la sua famiglia vanno le più sentite condoglianze da parte di tutta la Città.