Sta lì, da qualche anno. Bruciacchiato, abbandonato, con un grosso tetto in eternit sbriciolato, a due passi dalla scuola G.B. Grassi, in via del Serbatoio a Fiumicino. Un capannone, ex Comune di Roma acquisito vent’anni fa dall’amministrazione comunale dopo “il passaggio di competenze”. È divenuto il terrore dei cittadini della zona. Il Pd nelle ultime settimane ha avviato una raccolta firme. Ne sono state racimolate oltre 500. Una sola richiesta: abbattetelo.  “Quel tetto in amianto fa paura – spiega il consigliere comunale del Pd, Paolo Calicchio – Tra i genitori c’è parecchia preoccupazione. Il Pd aveva presentato un emendamento in consiglio comunale. La maggioranza ha deciso di bocciarlo pensando forse che la salute dei cittadini abbia un colore politico”. Ora è stata presentata anche una mozione che impegna il sindaco a “intervenire urgentemente per ristabilire le migliori condizioni di sicurezza per la salute dei cittadini rimuovendo le strutture in amianto”; arrivare a un accordo con gli occupanti abusivi, perché nel frattempo è stato pure occupato. E infine “dare completa attuazione alla delibera di giunta del 21 aprile 2004 attraverso un progetto di riqualificazione della piazza che preveda la simbolica restituzione ai cittadini di spazi pubblici nei più breve tempo possibile”.  “La delibera in questione – afferma Paolo Calicchio – inseriva l’area del fabbricato in un piano di riqualificazione e recupero urbanistico-ambientale dell’area compresa tra via Porto Santo Stefano e via degli Orti con la previsione di spostamento del mercato rionale e la demolizione di vari immobili, tra i quali questo, trasformando la zona a verde pubblico, parcheggi e servizi generali. La delibera però è stata solo in parte applicata e questo edificio è ancora lì, pericoloso”. “Il Pd – dice Raffaele Megna, responsabile del gruppo ambiente e territorio del Pd di Fiumicino – da tempo chiede all’amministrazione una mappatura della città, in particolare strutture pubbliche e private, per scovare manufatti e coperture in amianto o materiali riconducibili, nelle zone più antropizzate del comune, studiando magari dispositivi d’intesa con privati e altri enti per lo smaltimento di tutti i materiali che nel post mappatura risultino pericolosi per l’incolumità pubblica. La Regione Lazio ha pubblicato lo scorso maggio la mappatura dei materiali contenenti amianto nel proprio territorio ed è stata presentata una proposta di legge per lo smaltimento di materiali cancerogeni. Credo che anche l’amministrazione comunale e il sindaco, responsabili del territorio e dunque della salute dei cittadini, debbano fare la propria parte”.