Egregio direttore, chi le scrive sono circa 90 lavoratori e lavoratrici del Comune di Fiumicino che stanno subendo un’ingiustizia nella già difficile emergenza sanitaria. Noi svolgiamo il lavoro di AEC/OEPA, assistenti educativi culturali per la comunicazione e autonomia dei bambini e ragazzi disabili del territorio di Fiumicino. Lavoriamo attraverso cooperative sociali che vincono un appalto pubblico nello stesso Comune e, già per questo, sottopagati.

Ora, in questo momento difficile, ci ritroviamo di fronte al fatto che il Comune di Fiumicino ci sta negando, per l’ennesima volta, quello che noi rivendichiamo come un diritto. Spieghiamo meglio: il 17 marzo 2020, il Governo emana il DL n. 18 in cui è contenuto l’art. 48 dove al comma 2 recita “Durante la sospensione dei servizi educativi e scolastici e dei servizi sociosanitari e socioassistenziali […] le pubbliche amministrazioni sono autorizzate al pagamento dei gestori privati dei suddetti servizi per il periodo della sospensione, sulla base di quanto iscritto nel bilancio preventivo. Le prestazioni convertite in altra forma, previo accordo tra le parti secondo le modalità indicate al comma 1 del presente articolo, saranno retribuite ai gestori con quota parte dell’importo dovuto per l’erogazione del servizio secondo le modalità attuate precedentemente alla sospensione e subordinatamente alla verifica dell’effettivo svolgimento dei servizi. […]”

Questo comma afferma, quindi, che gli appalti pubblici, e quindi tutti i lavoratori, vanno retribuiti al 100% oppure che va trovata una proposta alternativa di lavoro che, però, non c’è stata: l’unica alternativa proposta è stata quella di convertire il servizio educativo in modalità domiciliare, in un periodo in cui il contagio da COVID-19 era al picco, tant’è vero che, dopo pochi giorni, è stato interrotto il servizio domiciliare a Roma.

Precisiamo anche che noi non siamo mai stati messi in ferie, non c’è stata sospensione contrattuale, ma siamo sempre stati “in reperibilità” come anche ricordato dalle cooperative per cui operiamo, in diverse note, “viene fatto salvo il diritto della Cooperativa di richiamarLa in servizio per sopravvenute esigenze organizzative.”

Perché allora, visto che non abbiamo potuto svolgere il nostro lavoro non per nostra volontà, ma per causa di forza maggiore, non possiamo avere ciò che un DL di un Governo ha stabilito per noi, nonostante, poi, i soldi siano già stanziati e vincolati a questo scopo già da gennaio 2020?

Ora siamo costretti a richiedere gli ammortizzatori sociali che prevede l’80% degli stipendi lordi, la cui maggioranza ammonta a meno di 1.000 € mensili, alcuni addirittura a meno di 500 €: non dimentichiamoci che, dietro a circa 90 lavoratori, ci sono altrettante famiglie, quasi tutti, poi, cittadini e contribuenti dello stesso Comune di Fiumicino.

Inoltre, la maggioranza dei lavoratori AEC/OEPA sono donne e madri ed è noto che l’occupazione femminile e il fatto di essere sottopagate, in Italia, è un annoso problema che ora, con l’emergenza COVID-19, è diventata una vera e propria emergenza nazionale.

Rivendichiamo, quindi, spiegazioni in merito da chi di dovere e un cambio di rotta di fronte a tutto questo: noi, stavolta, siamo pronti a creare agitazioni al rientro dal lavoro e a non essere più “l’ultima ruota del carro” come pensano e come ci trattano da anni. Non vogliamo essere noi a pagare l’emergenza. Un pensiero va anche ai nostri colleghi di Roma e di tutto il Lazio che si trovano nelle nostre stesse condizioni: forza ragazzi, non molliamo!

Gli/Le AEC di Fiumicino