Verso la rinascita della struttura chiusa nel 2002 che conserva 5 relitti romani. Partita la gara d’appalto da 2 milioni di euro: lavori all’inizio del 2019 e nuova veste hi-tech

di Laura Larcan / Il Messaggero

Dopo anni di oblio, la rivincita sembra sempre più a portata di mano per la flotta imperiale. Entra nel vivo la rinascita del Museo delle Navi, chiuso ben sedici anni fa d’urgenza, per quella struttura architettonica obsoleta, ormai fuori norma, con tanto di amianto sul tetto. I tempi sono maturi per rivedere la straordinaria collezione dei cinque relitti millenari perfettamente conservati, rinvenuti tra il 1958 e il 1965 durante i lavori di realizzazione dell’aeroporto di Fiumicino. La gara d’appalto è partita con la regia di Invitalia, che gestisce un bando da 2,18 milioni di euro per conto del Parco archeologico di Ostia Antica. “Il parco – annuncia la direttrice Mariarosaria Barbera – ha consegnato tutti i documenti progettuali per procedere con l’affidamento dei lavori. All’inizio del 2019 inizieranno i lavori che dureranno tredici mesi”. Un passaggio chiave per questo complesso percorso di restyling. Un anno fa (era l’ottobre del 2017) lo staff del Ministero dei beni culturali definiva il nuovo progetto di allestimento museale votato alla tecnologia multimediale per offrire un racconto immersivo e coinvolgente al grande pubblico. Ora, concretamente, si passa all’appalto. Da Invitalia fanno sapere che il Museo cambierà volto grazie a un restauro degli spazi espositivi, degli impianti e dell’area esterna, che consentirà una fruizione più moderna e suggestiva delle cinque imbarcazioni romane databili tra il II e il V secolo d.C. Via Alessandro Guidoni non sembrerà più destinata solo a portare avanti quel suo ordinario ruolo di smistamento del traffico tra l’aeroporto e l’autostrada, ma svelerà in una nuova veste hi-tech un patrimonio unico.

“L’idea è di farne uno dei poli del Parco di Ostia Antica – spiega Barbera –  dove si entra nel vivo della storia del porto di Roma. La logica del museo è quella di immergere virtualmente lo spettatore nella nave e nello spazio marittimo”. Il museo storicamente è stato costruito nel punto esatto dove vennero trovate le navi. “Doveva essere probabilmente un’area di rimessaggio di barche, all’interno del porto”, precisa l’archeologa. Con uno slancio di immaginazione (che sarà poi aiutato dalla realtà virtuale) 2mila anni fa questo contesto corrispondeva al bacino d’acqua di Claudio. E quello che trent’anni fa era sorto come un hangar per i relitti, oggi viene reinterpretato con un nuovo percorso espositivo, arricchito con sistemi multimediali. I tecnici di Invitalia puntualizzano che la sala principale potrà contare su spazi più ampi e versatili (“le pareti, per esempio, saranno tutte di vetro e mobili”). Cuore del percorso sarà una passerella, a un’altezza di quasi tre metri, che permetterà di ammirare le navi dall’alto. Non solo. L’effetto ricercato è quello di una sorta di cinema in 4D: lo sciabordio dell’acqua sullo scafo, l’eco della gente di mare, l’avventura della navigazione, l’ingresso nella colossale cittadella portuale voluta da Claudio e poi da Traiano per governare tutto il Mediterraneo e oltre. “L’idea è di evocare la sensazione dello spazio della nave, salendo e passando dalla stiva alla coperta, al cassero, potendo esplorare tutte le sue parti sempre circondati dal mare riprodotto attraverso un sistema di proiezioni”, racconta Cristina Collettini, l’architetto che ha curato il progetto insieme a Renato Sebastiani. Il design punta anche all’accoglienza, sottolineano da Invitalia: “Il museo diventerà una struttura in grado di ospitare attività culturali e di contenere anche altri reperti”. Una chicca per il Parco archeologico, che attira sempre più pubblico con iniziative suggestive: come l’ultima conferenza spettacolo hi-tech tenuta da Christian Greco, direttore del Museo Egizio di Torino, sullo sbendaggio di una mummia.