Pestato di botte perché «negro». Accerchiato, inseguito, poi scaraventato a terra e picchiato con calci e pugni da un branco inferocito di dodici persone. Vittima un ragazzo di 17 anni, il padre del Niger, un interprete, e mamma italiana. «Negro di m…», «sporco negro», gli hanno ripetuto più volte prima di passare alle mani. Una vile aggressione avvenuta nella notte tra il 4 e il 5 marzo nel centro di Ostia . Ma resa nota solo adesso dopo l’interessamento di una docente della scuola frequentata dal ragazzo. Il diciassettenne, studente modello del liceo classico, terrorizzato, il giorno dopo è andato con la mam ma al primo soccorso di Acilia per farsi medicare, venti i giorni di prognosi per le contusioni al volto, alla testa e a un ginocchio; quindi subito dopo dai carabinieri del Lido in via dei Fabbri Navali per sporgere formale denuncia.

LA PAURA
«Mio figlio – dice la donna, dipendente Asl – non si occupa di politica, non ha mai visto quelle persone prima, non ha mai ricevuto minacce. Adesso vuole solo buttarsi questa terribile esperienza alle spalle. È sotto choc, io ho provato a dirgli di evitare di uscire di casa, ma lui vuole continuare a condurre la vita di sempre, a scuola e con gli amici. Non è giusto che debba avere paura solo per il colore della pelle». Il racconto di Mario (è un nome di fantasia) è agghiacciante. «Era circa la mezzanotte e 45 minuti – ha messo a verbale di fronte ai carabinieri – passeggiavo sul lungomare all’altezza dello stabilimento La Spiaggetta con un’amica e fl suo cane. Parlavamo del più e del meno, a un certo punto sono sopraggiunte quattro macchine, una bianca, una rossa, una grigia e una nera, con a bordo in tutto 12 ragazzi. Passandoci davanti, in un primo momento, ci hanno lanciato alcuni palloncini pieni d’acqua, colpendo me e il cane. A me gridavano “negro di m…”, me l’hanno ripetuto più volte, prendendo a parolacce la mia amica». La banda in auto comincia la ronda: avanti e indietro sul lungomare Duilio. Mario si sente sotto tiro.

LA RONDA
«Vedevo che giravano continuamente, quindi impaurito decidevo di allontanarmi e di dirigermi verso viale della Vittoria». D diciassettenne capisce di essere in pericolo quando «vedevo sopraggiungere – spiega ai militari nella denuncia – una macchina alle nostre spalle, in particolare quella bianca». Mario sprona l’amica a correre verso il parco Pietro Rosa per mettersi al sicuro. Nel frattempo «dall’auto bianca scendeva un ragazzo che mi veniva incontro in modo minaccioso, metteva un palloncino m tasca e mi colpiva con un pugno sulla testa». Lo studente prova a difendersi, ma quello lo blocca da dietro, Mario gli morde un dito nel tentativo di fargli mollare la presa e disarcionarlo, ma perde gli occhiali. Mentre cerca di recuperarli «vedo arrivare verso di me anche gli altri ragazzi, uno di questi mi butta in terra e iniziano a colpirmi con calci e pugni». Il branco fogge, Mario si rialza e raggiunge l’amica e altri coetanei che erano nel parco. Lo accompagnano in una paninoteca per bere un po’ d’acqua. L’auto rossa ancora ronza intorno a loro.

MITE E DOLCISSIMO
Chi sono gli aggressori? «Confido che dalle telecamere poste vicino all’incrocio – dice ancora la mamma di Mario – gli investigatori possano risalire alle targhe delle auto e di 1º agli autori del raid». Mario non ricorda molto. Solo che il secondo ad averlo colpito aveva il cappuccio della felpa calato sulla testa e uno scaldacollo tirato su a coprire il viso e che il primo, alto 1,75 circa, capelli castani chiaro, corti ai lati e con un ciuffo al centro, potrebbe avere tra i 17 e i 20 anni «Purtroppo anche sul fratello ogni tanto piombano offese razziste, ma mai si era arrivati alla violenza». Chi conosce Mario, parla di un «ragazzo mite e dolcissimo». Che a scuola, con molta umiltà, si è quasi scusato per l’assenza: «La mattina non riesco ad alzarmi per il dolore alle spalle e alle gambe». Adesso chi gli vuoi bene ha solo un desiderio: che nessuno gli faccia più del male e che gli aggressori non la facciano franca.

Alessia Marani Il Messaggero