L’8 luglio del 1995, Mimmo Dolcimascolo, allora 23enne, apre per la prima volta la saracinesca della sua agenzia immobiliare in via Arsia 34 a Fiumicino. Sono passati 20 anni da quel giorno e l’avventura della Gabetti continua. “Lavoravo da due anni e otto mesi alla Tecnocasa di Roma e cominciavo a sentirmi stretto – racconta Dolcimascolo – Gabetti aveva iniziato ad aprire il franchising anche a Roma e mi feci subito avanti. Ricordo l’incontro con il capo area quando gli chiesi la zona di Fiumicino, sulla piantina c’era una croce, “dopo Gela, è il secondo comune più abusivo d’Italia, cosa vuoi vendere lì?”, mi rispose. Ma io insistetti, abitavo a Ponte Galeria e conoscevo il potenziale del territorio. Alla fine me la assegnarono ma solo dopo avermi fatto firmare uno scarico di responsabilità”.

Come era il lavoro allora?
Rispetto a Roma le persone erano molto più aperte, riuscivo con maggiore facilità a sapere chi voleva vendere o affittare un casa. Rubavo con gli occhi il mestiere, vedevo come i miei concorrenti operavano e cercavo di fare sempre meglio. Il 10 luglio del 1995 ricevetti la prima autorizzazione a vendere, era una villa ad Aranova, il 7 agosto chiusi l’atto.

Una buona partenza?
Cominciavo a capire di potere vincere la sfida. Mio padre aveva una piccola impresa edile, avrebbe voluto che facessi la carriera militare. Mi aveva detto: “se ti va male per pagare i debiti dovrai di giorno tornare a lavorare con me e di notte andare ai mercati generali”.

Come furono quei primi passi?
Il territorio era incredibile, andavo agli appuntamenti a Focene, Aranova, Passocuro, non c’erano fogne, servizi, marciapiedi. Però i tassi di interesse sui mutui cominciavano a calare, passammo in pochi anni dal 17% a livelli molto più bassi. Era più facile per le famiglie indebitarsi, c’era molto da fare e ero pieno di energia. Il punto di svolta fu quando la Banca Woolwich fece un accordo con Gabetti, potevamo fare noi le perizie sulle case per la concessione del mutuo. Rispetto alla concorrenza avevamo una marcia in più e gli effetti si fecero sentire. Aprii una agenzia a Fregene, poi una seconda con dei soci a Acilia e una terza a Riccione.

Cresceva Gabetti e insieme Mimmo Dolcimascolo?
Dal 2003 al a 2007 ci fu un vero e proprio boom immobiliare e noi lo cavalcavamo in pieno. Fin al 2008, l’inizio della parabola discendente.

Oggi come è cambiato il lavoro?
Un dato su tutti per far capire cosa è successo: dagli atti registrati dalla Agenzia delle Entrate nel 2006 le unità immobiliari residenziali vendute sono state 877 mila, nel 2013 siamo scesi a 407 mila, siamo tornati indietro ai livelli del 1985.

Quindi?
Siamo dovuti corre ai ripari, prima di tutto riconsiderando gli affitti che prima vedevamo come una cosa secondaria e oggi sono diventati il pane quotidiano. Poi siamo entrati nell’era dei social network, quindi ci siamo adeguati a questi strumenti con Gabetti, l’unica nel settore ad essere quotata in borsa, che ci sostiene con campagne pubblicitarie mirate e eventi. Ma il punto principale, quello in grado fare la differenza, è sempre stato lo stesso fin dall’inizio di questa avventura: la serietà e l’impegno. Prima di accettare qualsiasi offerta facciamo visure notarili, verifichiamo, controlliamo nell’interesse del cliente. Per questo anche con la crisi siamo riusciti a mantenere il vento sulle nostre vele e rimanere un punto di riferimento nel settore, oltre i confini di Fiumicino.

Una soddisfazione personale?
Non avere mai avuto cause pendenti con nessuno, mai un cliente insoddisfatto che ci ha rimproverato in tanti anni di avergli fatto perdere un euro. Un lavoro che mi è stato riconosciuto da Gabetti che mi ha consegnato una targa in cui c’è scritto: “È possibile fallire in molti modi ma si può riuscire in uno soltanto”.