A poco più di due anni di distanza, sul Nepal si abbatte una nuova gigantesca catastrofe naturale. Se ad aprile 2015 fu un terremoto a devastare l’intero Paese, a fine agosto 2017 una memorabile alluvione si è abbattuta sulle popolazioni dell’Asia del Sud, dovuta alle torrenziali piogge monsoniche tra le più crudeli degli ultimi 10 anni. Oltre 1.200 le vittime registrate in India, Nepal e Bangladesh, milioni di persone si sono viste costrette ad abbandonare le loro case. In totale 41 milioni di persone sono state coinvolte in questo disastro. Secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite in Nepal sono 150 i morti e 90mila i cittadini rimasti senza un tetto; persone che ora si trovano ad affrontare una nuova emergenza e necessitano di acqua, cure mediche e riparo.  Farmacisti in aiuto Onlus sin dal 2015 ha risposto all’appello del Nepal per affrontare non solo l’emergenza, ma anche la difficile fase della ricostruzione, della rinascita di questo popolo. “Tra le cause della catastrofe – racconta Tullio Dariol – sicuramente concorrono diversi fattori, come ci hanno spiegato i nostri referenti e gli studiosi di settore, tra cui l’effetto dei cambiamenti climatici, la presenza di infrastrutture precarie e la purtroppo inefficiente gestione dell’emergenza che già abbiamo sperimentato due anni fa. Ad avere la peggio sono le aree rurali, difficili da raggiungere e lontane dai riflettori. Proprio in queste aree si concentrano gli aiuti di Farmacisti in aiuto. “Nel corso del tempo – prosegue Tullio Dariol – abbiamo aderito e promosso iniziative per la consegna di kit di emergenza a puerpere e neomamme, supportato la scuola anche con la consegna di materiali, sponsorizzato la formazione e reinserimento lavorativo soprattutto di donne con corsi in maglieria, acquisto di semi per l’agricoltura, acquisto di strumenti di lavoro come le macchine da cucire”. Un aiuto concreto che ha permesso a centinaia di persone di affrontare l’emergenza ma anche riprendere la propria vita, pensare al futuro. “Anche questa volta – conclude il Presidente – non ci tiriamo indietro e stiamo lavorando per una raccolta fondi che ci permetta di consegnare kit di emergenza a ragazze adolescenti o puerpere/neomamme; parallelamente stiamo cercando di creare un fondo per l’assistenza sanitaria. Perché anche qui, come in Nepal, il sistema sanitario pubblico funziona male e copre pochissimo; il resto lo devono pagare i pazienti e i familiari a costi elevatissimi. Questo fa si che molti debbano rinunciare alle cure perché non possono permettersele”.