Il 12 settembre diverse centinaia di lavoratrici e lavoratori precari dello sportello telefonico ReCUP, dei CUP e dei servizi amministrativi presso le Asl e le strutture ospedaliere del Lazio hanno manifestato presso la sede del Consiglio della Regione Lazio per chiedere alla Giunta Zingaretti la fine di decenni di precariato, discriminazione e sfruttamento e l’avvio di un percorso reale di stabilizzazione e internalizzazione di tutto il personale precario delle Società Capodarco, Maggio 82, Pingo, Il Solco, NTA, Camus, GPI, Mimosa, In Opera, Sds. Nel corso della manifestazione una delegazione dei precari ha incontrato i capigruppo delle forze politiche di maggioranza e opposizione, nonché l’assessore al lavoro Di Berardino, ai quali sono stati ribaditi i nodi sostanziali della vertenza:

• la stabilizzazione del posto di lavoro attraverso un percorso di internalizzazione;
• il riconoscimento della continuità contrattuale e delle tutele dell’art. 18 ante riforma jobs act;
• il mantenimento dei parametri orari dei singoli contratti individuali;
• una giusta retribuzione e il corretto inquadramento professionale, coerentemente alle mansioni finora svolte.

È stato altresì ribadito dalla delegazione che nei cambi appalti in corso le società subentranti GPI, In Opera, Mimosa, andavano imponendo al personale, con modalità al limite dell’intimidazione, contratti di lavoro contenenti clausole vessatorie e illegittime, inquadramenti contrattuali non corrispondenti alle mansioni effettivamente svolte, tagli salariali e tagli dell’orario di lavoro settimanale, periodi di prova, e in diversi casi anche contratti a termine in sostituzione di quelli a tempo indeterminato. In tale occasione siamo stati informati che la Giunta stava procedendo alla presentazione di un emendamento alla legge collegata al bilancio regionale, con il quale la Regione si sarebbe accollato il maggior costo per evitare il taglio del salario di anzianità. Tale determinazione è stata, peraltro, suggellata con un accordo in pari data tra Giunta regionale e Cgil-Cisl-Uil, confermata tramite una lettera di impegno dalle società GPI, In Opera, Mimosa datata 13 settembre 2018, nonché dai comunicati stampa “trionfanti” delle tre organizzazioni sindacali. In merito, chiariamo quanto già detto negli incontri del 12 settembre. Tale soluzione non solo non risolve l’incongruenza e inadeguatezza, economica e normativa, delle proposte contrattuali delle società subentranti ma rappresenterebbe un atto illegale. È quasi banale sottolineare che diverse società non risultate aggiudicatarie hanno dovuto tener conto, nell’offerta economica, del maggior costo del salario di anzianità, nonché degli inquadramenti professionali. L’intervento economico post gara da parte della Regione, finalizzato alla copertura di tali maggiori costi, che devono invece rimanere a carico delle società aggiudicatrici, appare in evidente contrasto con le normative che regolano le gare di appalto. A riguardo, il metodo di fare offerte al massimo ribasso, con integrazione post gara da parte degli enti pubblici, appare un sistema collaudato per fare incetta di appalti in tutta Italia, del quale chiederemo l’interessamento dell’ANAC e della Procura della Repubblica. Chiediamo, quindi, alla Giunta Zingaretti di intraprendere l’unica soluzione possibile: la congelazione degli attuali cambi appalti e l’avvio di un confronto vero, con tutte le parti sociali, sui profili professionali, i livelli economici e di inquadramento, in coerenza con le attività svolte dagli operatori polifunzionali presenti nei diversi servizi, sulla continuità lavorativa, sulla stabilizzazione e internalizzazione di tutto il personale. Da parte nostra, su questi punti proseguiremo la mobilitazione con la costruzione di un nuovo sciopero e di una grande mobilitazione, al fine di portare tale problematica all’attenzione anche del Parlamento e del Governo nazionale.

Comitato dei lavoratori e lavoratrici precari della Sanità
Cobas Capodarco
Cobas NTA-Camus
Cobas del Lavoro Privato
Cobas Sanità Università e Ricerca