Si è svolta ieri mattina una nuova udienza del processo contro l’imprenditore agricolo friulano Giorgio Fidenato che nella primavera 2010 seminò nei suoi campi a Fanna e Vivaro (in provincia di Pordenone) mais geneticamente modificato Mon 810. Nonostante la richiesta di assoluzione del pubblico ministero e dell’avvocato di Fidenato, che si sono richiamati a una sentenza dello scorso settembre relativa al caso Pioneer contro il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali italiano (Mipaaf), il giudice dott. Piccin ha sospeso il procedimento e ha rimesso gli atti alla Corte di Giustizia Europea. Se nel caso Pioneer si discute della possibilità del Mipaaf di vietare con una nota generica l’autorizzazione alla semina di mais Ogm a chi lo aveva regolarmente richiesto, nel caso in questione il signor Fidenato non ha rispettato la procedura italiana di autorizzazione e ha deciso autonomamente di seminare. “Siamo soddisfatti di esserci battuti fino in fondo per difendere la nostra tesi e di aver portato la questione nella sua naturale sede, ovvero la Corte Europea. I casi sono completamente diversi tra loro e siamo certi la Corte Europea saprà valutare la questione con la massima attenzione”, dichiarano i legali di Slow Food Italia Alessandro Lamacchia, Stefano Cavallito e Katjuscka Piane. Roberto Burdese, presidente di Slow Food Italia, aggiunge: “Con l’assoluzione di Fidenato si rischiava il via libera a tutti gli agricoltori che avrebbero potuto seminare mais Ogm senza nemmeno richiedere un’autorizzazione, senza alcuna regolamentazione e in una situazione che sarebbe stata di caos assoluto”.  Giorgio Fidenato aveva ricevuto nel 2011 dal tribunale di Pordenone un decreto penale di condanna al pagamento di 30mila euro oltre alla distruzione delle piante di mais transgenico. Fidenato si era opposto portando all’avvio del processo in cui Slow Food è parte civile insieme alla Regione Friuli Venezia Giulia, la Provincia di Pordenone, Coldiretti e Codacons.