Non si possono fare piani di ricapitalizzazione senza una condivisione con i lavoratori e con il territorio, ma soprattutto in questo caso è necessario tutelare le professionalità a chilometro utile. La storia di Alitalia è segnata da errori gestionali che hanno condotto ad una situazione di non ritorno: la presunzione di un doppio Hub (Roma -Milano) ha segnato l’aggravio della situazione senza produrre effetti economicamente rilevanti sugli introiti del traffico passeggeri, ricordo che già in commissione trasporti alla Camera mi opposi a questa scelta prevedendo che non avrebbe portato benefici; inoltre la scarsa visione di un piano industriale che non prevedesse alleanze tese a far sviluppare Fiumicino come hub europeo di eccellenza, per gli scali internazionali verso il medio-oriente o verso le Americhe, (non rinunciando per questo al ruolo per cui è naturalmente è geograficamente predisposto a vantaggio di hub esteri nel nord Europa ), nonché errori sulle partnership hanno definitivamente indebolito la compagnia aerea. I governi che si sono succeduti in questi anni hanno rinunciato alla definizione di compagnia di bandiera lasciando al mercato le determinazioni delle scelte, strategia che nel tempo si é rivelata dolorosa, necessaria ma improduttiva e che ha solo fatto perdere potenziali mercati all’imprenditoria italiana. Mi sembra evidente che potendo disporre di voli diretti e frequenti verso i Paesi obiettivo della politica estera italiana si possa aumentare il potenziale di esportazione del Made in Italy. Ora ci ritroviamo senza una compagnia di bandiera, senza una compagnia aerea, e sul baratro del fallimento societario e della svendita. Mi sembra che sia arrivato il momento che il Parlamento dia vita ad una commissione di inchiesta che individui le responsabilità e che possa aprire la strada ad una nuova fase per consentire al nostro Paese di non perdere ulteriormente terreno sul piano economico e salvaguardare quell’immagine preziosamente costruita di un’Italia produttiva ed efficiente.
Oggi, però, appare evidente che la priorità è la tutela del capitale umano che è il vero patrimonio di Alitalia. Mi auguro, dunque, un ritorno alla preminenza di Fiumicino come unico hub passeggeri e un investimento sul territorio e che il buonsenso premi scelte a favore dei lavoratori a chilometro utile che possono essere un risparmio per l’azienda è una risorsa di grande professionalità ed efficienza. Auspico, infine, che il commissario possa individuare alleanze in una prospettiva di sussidiarietà orizzontale con altre compagnie che non vedano il mercato italiano come secondario e soprattutto che gli italiani non siano costretti per raggiungere mete intercontinentali ai doppi scali o che i passeggeri di altri paesi siano costretti a sostare nelle grandi capitali europee per arrivare in Italia con una notevole perdita sul piano economico, turistico e occupazionale.

Mario Baccini